
Le principali aree di produzione di torba del Nord Europa stanno registrando un significativo calo dei volumi di raccolta. La causa principale di questa contrazione è da attribuire alle eccezionali e prolungate piogge che, tra maggio e agosto, hanno interessato i Paesi Baltici e la Scandinavia, ostacolando le operazioni di estrazione.
La scarsa disponibilità di torba rischia di comprometterne gli approvvigionamenti per il 2026 e richiede, quindi, un’attenta gestione lungo tutta la filiera europea dei substrati di coltivazione. Florovivaisti Italiani, associazione aderente a Cia-Agricoltori Italiani, ha assicurato il presidente Aldo Alberto in un webinar organizzato per fare il punto sulla situazione, sta monitorando l’evoluzione del mercato per fornire alle imprese associate le informazioni necessarie ad affrontare al meglio la prossima stagione.
Calo nella raccolta della torba, problema di ampio respiro
La situazione richiede molta attenzione, ha affermato Alberto, poiché le sue implicazioni vanno oltre il settore florovivaistico. «I substrati sono un elemento fondamentale anche per l’ottenimento di produzioni orticole di qualità e per la realizzazione del verde nelle città. È quindi importante analizzare i dati senza allarmismi per garantire la stabilità della filiera e continuare a fornire prodotti essenziali per i cittadini. Noi stiamo seguendo attentamente l’evoluzione del mercato per dare corrette informazioni ai produttori florovivaistici. Intendiamo avviare un dialogo costruttivo con le istituzioni italiane ed europee per evidenziare il ruolo strategico del settore e valutare insieme le azioni più adeguate a supportare le imprese. La collaborazione e la trasparenza lungo tutta la filiera florovivaistica saranno le chiavi per gestire al meglio questa fase».
Scarsa disponibilità, un quadro omogeneo
Le informazioni condivise dalle associazioni di produttori europee, ha evidenziato Daria Orfeo, direttore di Aipsa (Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti), descrivono un quadro omogeneo:
- Paesi Bassi e Germania: le associazioni di settore segnalano un calo della raccolta di torba stimato tra il 40% e il 50% nelle principali aree di approvvigionamento (Stati Baltici, Finlandia, Svezia). La produzione di torba bianca presenta le criticità maggiori, con una raccolta ferma tra il 25% e il 35% del volume previsto.
- Estonia: la produzione stagionale ha raggiunto solo il 25% della media, con una stima massima del 40% entro la fine della raccolta.
- Lettonia: in molte aree i volumi estratti non superano il 20-30% dei piani, in alcune zone si è raccolto appena il 3% del previsto.
«Sul mercato è disponibile torba canadese, ma si tratta in prevalenza di torba fresata fine, con scarsa presenza di frazioni grossolane, quindi meno adatta alle colture professionali europee. Inoltre i costi di trasporto restano elevati e soggetti alla variabilità dei carburanti e dei noli marittimi e le questioni doganali e ambientali riducono l’attrattività commerciale del prodotto. In sintesi la torba canadese può mitigare temporaneamente il deficit europeo, ma difficilmente potrà rappresentare una soluzione stabile e sostenibile nel lungo periodo».

Anche la fibra di cocco, seconda materia prima più utilizzata e quindi prima alternativa alle torbe, ha aggiunto Orfeo, risente di problemi legati all’imprevedibilità delle stagioni delle piogge, che ne limitano produzione e disponibilità.
«Nel 2025 la stagione monsonica in India, con l’80% in più di piogge rispetto al 2024, ha causato una riduzione di produzione di fibra di cocco del 15-20%, alla quale si sono aggiunti problemi logistici e fitopatie. Alla generale riduzione dell’offerta di torbe e fibra di cocco si affianca una domanda globale in costante crescita, in particolare dai mercati asiatici e soprattutto dalla Cina, dove la superficie coltivata in serra è passata da 700.000 a 3.000.000 di ettari in appena cinque anni. Studi della Wageningen University hanno già previsto un potenziale aumento della domanda mondiale di substrati del 400% entro il 2050 rispetto al 2020. Le alternative ci sono, come fibre di legno, compost e biomasse, ma bisogna sia valutarne costanza, reale disponibilità e qualità, sia controllarne le caratteristiche in miscela e la gestione nella coltivazione. Solo così un fattore di crisi può diventare fonte di nuove opportunità per il settore».
Alternative sostenibili alla torba
Ma a che punto è la ricerca di alternative sostenibili alle torbe? Per Sonia Cacini, ricercatrice del Crea Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pescia (Pt), fibre di cocco, cortecce, fibre di legno stabilizzate e altri materiali derivanti dalla lavorazione del legno, compost verde e compost da altri scarti agroindustriali, vermicompost, lolla di riso, biochar e hydrochar, digestati, ecc. sono “alternative” alla torba considerate come “nuove” opportunità, ma in realtà sono studiate da oltre 20 anni.
«Il vero problema di tutti questi materiali è la grande variabilità chimico-fisica dovuta sia alla loro origine sia alle modalità con cui vengono processati. Tale variabilità non consente quindi una standardizzazione di prodotto nel tempo e nello spazio. Perciò di queste nuove matrici la ricerca sta studiando:
- l’impatto ambientale e la sostenibilità,
- la conoscenza approfondita delle loro caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche,
- gli effetti connessi all’attività microbiologica, sia quella già presente all’interno della matrice sia quella legata a procedure di inoculo di microrganismi benefici,
- la stabilità chimica, fisica e microbiologica,
- la stabilità durante la fase di stoccaggio,
- la possibilità di reimpiegare i substrati esausti,
- l’impiego di additivi e/o la stratificazione per migliorare le caratteristiche idrologiche,
- l’opportunità della torba coltivata (sphagnum peat moss), che comincia a essere utilizzata ma deve essere ancora studiata meglio».
I nuovi materiali sono tutti diversi l’uno dall’altro, per cui non è possibile dare ai produttori indicazioni univoche, ha concluso Cacini. «Possiamo però offrire protocolli per standardizzare la loro gestione, cioè indicare cosa occorre conoscere e come utilizzare tali matrici, a fronte però di opportune analisi».
Aspetti critici e innovativi delle alternative alla torba
In vivaio se cambia il substrato deve cambiare l’approccio agronomico, ha sottolineato Andrea Minuto, direttore del Centro di saggio e del Laboratorio fitopatologico del Centro di sperimentazione e assistenza agricola (Cersaa) di Albenga (Sv), trattando gli aspetti critici e innovativi delle alternative alle torbe.
«Una delle alternative è sicuramente il compost, inteso in senso lato. Ma dalle sperimentazioni del Cersaa sono emersi diversi punti critici: variabilità delle matrici di partenza, mancanza di omogeneità che si riflette sulle produzioni finali, risultati vistosamente diversi, mancato accrescimento, scarso sviluppo, crescita di funghi, sviluppo di infestanti. I materiali su cui possiamo rivolgerci con maggiore affidabilità sono i derivati del legno, fibre e cippati, ma i risultati sperimentali di un decennio evidenziano una diversa risposta vegetativa:
- su specie definibili rustiche (ad esempio rosmarino, lavanda) forniscono risultati accettabili
- su specie a ciclo breve forniscono risultati accettabili se trapiantate (ad esempio annuali)
- su specie a ciclo breve forniscono risultati scarsi se seminate (ad esempio annuali)
- su specie ad alte esigenze non forniscono risultati accettabili (ad esempio Poinsettia), determinando accestimento molto limitato, colorazione del fogliame fuori standard e anticipo di fioritura».
In alcuni casi ci sono difficoltà, come:
- il difficile incorporamento con altre matrici,
- la gestione attenta dell’invasamento meccanizzato,
- la presenza di fibre inizialmente lunghe che degradano velocemente».
Per ottenere dei substrati validi occorre che vengano adeguatamente progettati, ha proseguito Minuto.
«Per il compost:
- è fondamentale l’impiego combinato di matrici vegetali umide e secche, attentamente selezionate,
- è necessario un processo di compostaggio omogeneo in tutta la massa,
- è necessario un periodo di compostaggio sufficiente alla stabilizzazione del prodotto,
- la percentuale di miscelazione nel substrato finale deve oscillare fra il 10% e il 40% in funzione delle caratteristiche della specie.
Per la fibra o cippato di legno:
- è necessario approfondire gli studi sulle matrici di partenza,
- è necessario supportare la nutrizione delle piante nelle prime fasi di sviluppo,
- il ciclo colturale potrebbe allungarsi significativamente,
- la percentuale di miscelazione nel substrato finale deve oscillare fra il 10% e il 30% in funzione delle caratteristiche della specie.
Sicuramente il settore della produzione del materiale di propagazione (giovani piante) è quello più colpito dalla riduzione della disponibilità delle torbe. Questo settore deve avere punti fissi:
- la stabilità del materiale utilizzato come substrato
- la massima cura degli aspetti sanitari
- la necessità di riprogrammare i calendari di produzione e consegna
- la necessità di ridefinire i programmi di coltivazione e difesa
- ricordare l’obbligatorietà dell’adozione di strategie di lotta integrata nel rispetto della Direttiva 2009/128/Ce “Uso sostenibile dei pesticidi”».








