L'introduzione del genere Camellia in Europa, avvenuta intorno al 1739, è avvolta in una narrazione afftempo, si è creduto che la pianta fosse stata introdotta dal missionario gesuita Georg Joseph Kamel, il cui cognome latinizzato, "Camellus", fu utilizzato da Carl Linnaeus per battezzare il genere. Tuttavia, questa attribuzione è storicamente inaccurata: Kamel operò nelle Filippine, un'area dal clima inadatto alla camelia, e morì decenni prima dell'arrivo documentato della pianta in Europaascinante che mescola ambizioni commerciali e un fortunato equivoco botanico. Per lungo .
La vera forza motrice dietro l'importazione della camelia fu il desiderio delle potenze europee, in particolare dell'Inghilterra, di rompere il monopolio cinese sulla produzione del tè, derivato dalle foglie della Camellia sinensis. Nel tentativo di ottenere piante vive per avviare coltivazioni autonome, i commercianti inglesi si scontrarono con la riluttanza della Cina a cedere una risorsa economica così preziosa. In un episodio emblematico di questa "guerra del tè", i fornitori cinesi, proteggendo i propri interessi, consegnarono agli inglesi piante di Camellia japonica. Sebbene inadatte alla produzione di tè, queste piante si rivelarono una scoperta ornamentale di straordinaria bellezza. Questo errore, dettato da strategie commerciali, si trasformò in una serendipità botanica che aprì le porte dei giardini europei a una delle specie da fiore più amate di sempre. I primi tentativi di coltivazione furono però fallimentari, come nel caso di Lord Petre in Inghilterra, che, credendola una pianta tropicale, la coltivò in serra calda, causandone la rapida morte. Solo con il tempo si comprese la sua vera natura di pianta da climi temperati freddi e umidi.
Mentre l'Inghilterra sperimentava le prime, difficili fasi di acclimatazione, fu sulle rive del Lago Maggiore che la Camellia japonica trovò il suo habitat d'elezione in Europa. Il microclima mite e umido e i suoli naturalmente acidi della regione si rivelarono perfetti per le esigenze di questa specie. L'affermazione della camelia nel Verbano è strettamente legata allo sviluppo delle grandi ville aristocratiche che, a partire dal XIX secolo, trasformarono le sponde del lago in un susseguirsi di parchi e giardini monumentali.
Un punto di riferimento fondamentale in questa storia è Villa Melzi d'Eril a Bellagio (CO), dove un esemplare fu acquistato e messo a dimora intorno al 1840. Questo evento segna l'inizio di una vera e propria "cameliofilia" tra la nobiltà locale, che vedeva nella coltivazione di queste piante esotiche e raffinate un simbolo di prestigio e cultura. I giardini delle ville divennero i primi, preziosi conservatori di cultivar ottocentesche, molte delle quali portano i nomi di illustri personaggi dell'epoca, come 'Conte Cavour' (1881), 'Conte Cicogna' (1852) e 'Duchessa Melzi d'Eril' (1883). Queste collezioni storiche, come quelle presenti anche in altre aree vocate d'Italia come la Lucchesia, hanno permesso la conservazione di un patrimonio genetico di inestimabile valore, gettando le basi per una tradizione produttiva che dura da oltre 150 anni. Nel tempo, il numero di cultivar è esploso: se nel 1845 se ne stimavano circa 700, oggi se ne contano oltre 20.000, e i giardini del lago continuano a essere custodi di molte varietà storiche italiane. Tra le principali e particolarmente apprezzate ricordiamo: Mrs Charles Cobb, California, General Coletti, Sacco, Nuccio’s Jewel, Nuccio’s Jem, ecc.
Il microclima insubrico: un habitat ideale
La regione del Lago Maggiore è caratterizzata da un microclima insubrico, un particolare regime climatico prealpino fortemente influenzato dalla presenza di una grande massa d'acqua. Il lago agisce come un volano termico, mitigando gli estremi di temperatura durante tutto l'anno. In inverno, rilascia gradualmente il calore accumulato durante l'estate, prevenendo gelate intense e prolungate che sarebbero dannose per le camelie. In estate, la sua superficie esercita un'azione rinfrescante, moderando le ondate di calore e mantenendo temperature massime più contenute rispetto alle pianure circostanti.
Le temperature minime invernali scendono raramente sotto lo zero, e le massime estive si mantengono tipicamente al di sotto dei 30 °C, creando un ambiente ideale. Altrettanto cruciale è il regime delle precipitazioni. La vicinanza delle Alpi favorisce fenomeni di stau orografico, che generano piogge frequenti e abbondanti, ben distribuite durante l'anno, con un picco in tarda primavera. L'elevata piovosità, unita a un'umidità relativa costantemente alta (spesso superiore al 70%), garantisce il terreno costantemente fresco e l'atmosfera umida che la camelia, pianta di sottobosco nelle sue zone d'origine, richiede per prosperare. La combinazione di temperature miti, piogge regolari e alta umidità crea un habitat che mima perfettamente le condizioni native della specie.
La matrice pedologica: il substrato per le piante acidofile
Il secondo pilastro del successo della camelia nel Verbano è la natura del suolo. La Camellia japonica è una pianta spiccatamente acidofila, il che significa che richiede un substrato con un pH acido, idealmente compreso tra 5.0 e 6.0. In terreni neutri o alcalini (con pH superiore a 7), elementi nutritivi fondamentali come il ferro diventano chimicamente insolubili e non assimilabili dalle radici, portando a gravi carenze nutrizionali (clorosi ferrica) e al deperimento della pianta.
I terreni della fascia prealpina del Lago Maggiore sono in gran parte derivati da rocce di natura silicea e metamorfica, povere di carbonati, che per loro natura danno origine a suoli a reazione acida. Questa caratteristica geologica di base fornisce un vantaggio agronomico fondamentale, eliminando la necessità di costosi e continui interventi di acidificazione artificiale del terreno, che sono invece indispensabili in aree con suoli calcarei.
Oltre al pH, la struttura fisica del suolo è altrettanto importante. Le camelie necessitano di un terreno leggero, poroso, ricco di sostanza organica e, soprattutto, con un eccellente drenaggio. Le radici della camelia sono molto sensibili all'asfissia radicale, che si verifica in suoli compatti e argillosi dove l'acqua ristagna. I suoli della regione, spesso sciolti e talvolta in pendenza, garantiscono un rapido smaltimento dell'acqua in eccesso, anche a fronte delle abbondanti precipitazioni, prevenendo così i marciumi radicali. La ricchezza di humus, derivante dalla decomposizione della lettiera nei boschi circostanti, contribuisce a mantenere il suolo fertile, aerato e capace di trattenere la giusta umidità.
Infine, anche la qualità dell'acqua di irrigazione naturale gioca un ruolo chiave. L'acqua piovana, abbondante nella regione, è naturalmente priva di calcare e leggermente acida, contribuendo a mantenere stabile il pH del suolo nel tempo, a differenza delle acque di acquedotto di molte altre aree, che possono essere "dure" e progressivamente alcalinizzare il substrato. Questa convergenza unica di clima, geologia e idrologia crea un ambiente eccezionalmente favorevole, un sistema integrato che ha permesso alla camelia non solo di sopravvivere, ma di prosperare magnificamente, diventando parte integrante del paesaggio e dell'identità del Lago Maggiore.
Un patrimonio vivente
La profonda tradizione storica non è rimasta confinata nei giardini privati, ma si è evoluta in una cultura viva e dinamica, riconosciuta a livello globale. L'evento cardine di questa celebrazione è la Mostra della Camelia di Verbania, un appuntamento di risonanza internazionale che ha superato le 55 edizioni e attira ogni anno botanici, vivaisti e appassionati da tutto il mondo. La mostra, che espone oltre 200 varietà in allestimenti scenografici a Villa Giulia, non è solo una vetrina, ma un forum culturale che include visite guidate a collezioni private e pubbliche, mercati di piante e convegni.
L'importanza del Lago Maggiore come epicentro della cultura della camelia è sancita dalla sua stretta collaborazione con le massime autorità del settore. La regione ha ospitato il prestigioso Congresso della International Camellia Society (ICS), presieduta dal Professor Gianmario Motta, consolidando il suo status di hub internazionale. Questo riconoscimento formale è ulteriormente attestato dalla designazione di Villa Anelli a Oggebbio come "Camellia Garden of Excellence" da parte della stessa ICS, un'onorificenza concessa solo a giardini di eccezionale valore botanico e storico.
A completare questo quadro, istituzioni come la Società Italiana della Camelia e il Verbania Garden Club svolgono un ruolo cruciale nella promozione e nella ricerca, mentre iniziative recenti come l'inaugurazione della "Biblioteca della Camelia Piero Hillebrand" a Villa Maioni creano un catalogo vivente a disposizione di studiosi e del pubblico. Questo impegno continuo, ampiamente documentato da media internazionali come il New York Times e il Süddeutsche Zeitung, dimostra che la cultura della camelia sul Lago Maggiore è un patrimonio dinamico, proiettato verso il futuro e motore fondamentale per il turismo e l'economia locale.
| Agente (patogeno/parassita) | Sintomi principali | Strategie di controllo preventivo | Interventi di difesa |
| Oziorrinco (Otiorhynchus spp.) | Erosioni a mezzaluna sui margini fogliari (adulto); deperimento e avvizzimento della pianta per danni radicali (larva). | Mantenere il suolo pulito da detriti; ispezioni notturne per la raccolta manuale degli adulti. | Nematodi entomopatogeni (Heterorhabditis spp.) contro le larve nel terreno. |
| Afidi e cocciniglie | Colonie di insetti su germogli e pagine inferiori delle foglie; produzione di melata e sviluppo di fumaggini (patina nera). | Mantenere una buona circolazione d'aria; evitare eccessi di azoto che favoriscono tessuti teneri. | Sapone molle, olio di colza o oli minerali (in inverno contro le cocciniglie). |
| Antracnosi (Glomerella cingulata) | Macchie necrotiche (nere) sulle foglie; avvizzimento dei giovani germogli con imbrunimento dei tessuti interni. | Potatura di pulizia per eliminare le parti infette; migliorare la ventilazione della chioma; evitare bagnature fogliari. | Trattamenti preventivi invernali con prodotti a base di rame (ossicloruro, poltiglia bordolese). |
| Macchia bruna dei fiori (Ciborinia camelliae)
Organismo da quarantena |
Macchie brune che si allargano rapidamente sui petali, causando il marciume del fiore. | Rimuovere e distruggere immediatamente i fiori e le foglie cadute a terra per ridurre l'inoculo; garantire un ottimo drenaggio. | aerare le coltivazioni protette per evitare ristagni di umidità nell'ambiente;
mantenere pulita la base delle piante raccogliendo i fiori caduti a terra; utilizzare sempre nei rinvasi terriccio nuovo od opportunamente sterilizzato (Regione Piemonte, modificato) |
| Clorosi ferrica (Fisiopatia) | Ingiallimento internervale delle foglie giovani, che rimangono verdi solo lungo le nervature. | Mantenere il pH del suolo tra 5.0 e 6.0; utilizzare acqua non calcarea; concimare con prodotti per acidofile. | Somministrazione di chelati di ferro al terreno o per via fogliare per un rapido rinverdimento. |
Per quanto concerne la difesa con mezzi chimici è imperativo invece attenersi alle disposizioni di etichetta dei prodotti fitosanitari registrati.
Dal patrimonio storico alle nuove frontiere dell'ibridazione
Le storiche collezioni di camelie presenti nei giardini e nei vivai del lago non sono solo un'attrazione turistica, ma rappresentano un inestimabile serbatoio di biodiversità genetica. Questa risorsa è la base per i moderni programmi di ibridazione. Un ruolo centrale in questa strategia di conservazione e valorizzazione è svolto dalla "Biblioteca della Camelia Piero Hillebrand", inaugurata nel 2023 nel parco di Villa Maioni a Verbania. Questa collezione didattica e campo-catalogo, che ospita oltre 350 varietà, funge da "biblioteca vivente" per la ricerca, la didattica e la conservazione, onorando la memoria del botanico verbanese che dedicò la sua vita alla catalogazione di queste piante
Partendo da questo patrimonio, la ricerca italiana sta spingendo le frontiere dell'innovazione varietale. Una delle scoperte più significative degli ultimi anni è stata l'introduzione in Europa della specie cinese Camellia azalea, l'unica camelia conosciuta a fiorire per quasi tutto l'anno, un carattere definito "rifiorenza". Tuttavia, la C. azalea pura presenta notevoli difficoltà di propagazione e una crescita lenta, che ne hanno limitato la diffusione commerciale. La vera svolta è arrivata attraverso l'ibridazione interspecifica. Un programma di ricerca condotto dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell'Università di Firenze, in collaborazione con l'azienda vivaistica Vivai Giusti Massimiliano, ha portato alla creazione dei primi ibridi rifiorenti C. japonica × C. azalea "made in Italy".
Queste nuove cultivar, come 'Bella di Pescia', 'La Perla di Montecarlo', 'Dottor Giusti' e 'Mister Roby', combinano la robustezza e la facilità di coltivazione della C. japonica con il carattere della rifiorenza della C. azalea, offrendo una fioritura prolungata che si estende dalla fine dell'estate all'autunno. Questa innovazione rappresenta un'enorme opportunità commerciale, in quanto permette di estendere la vendita delle camelie a periodi dell'anno tradizionalmente scoperti, rispondendo alla domanda di un mercato che cerca piante da fiore per tutte le stagioni. Altre linee di ricerca si concentrano sull'introduzione di caratteri come il profumo, assente nella C. japonica, attraverso incroci con specie fragranti come C. lutchuensis, o sull'aumento della rusticità tramite l'uso di C. saluenensis.





