Lo slancio del melone mantovano, tra crescita e innovazione varietale

Il primo simposio dell’unica Igp italiana

I protagonisti del melone: da sx Andrea Benelli (Don Camillo), Mauro Aguzzi (presidente consorzio valorizzazione e tutela melone mantovano Igp), Francesca Nadalini (Op Sermide Ortofruit), Bruno Francescon (Op Francescon)
«La responsabilità di fare qualità». Più di 200 i partecipanti tra produttori, tecnici agronomi, buyer, gdo e istituzioni. Sementiere in campo con le loro varietà

I numeri, si sa, non mentono. E quelli che descrivono la tendenza della produzione di melone certificato Igp dall’inizio a oggi – commentati da un emozionato presidente del Consorzio del Melone Mantovano Igp Mauro Aguzzi durante il primo Simposio – fanno in effetti una certa impressione: da quando nel 2014 ha preso il via la certificazione di Indicazione Geografica Protetta, infatti, le poche centinaia di tonnellate certificate sono aumentate, grazie anche all’allargamento delle coltivazioni oltre la stessa provincia di Mantova, arrivando a quantificare in pochi anni ben oltre 11mila tonnellate.

È stato quindi più che altro un momento di celebrazione questo primo simposio che si è tenuto a Mantova dal 22 al 24 luglio 2025. Un evento che ha chiamato a raccolta l’intera filiera in una tre giorni che ha incluso anche le visite ai campi sperimentali allestiti dalle sementiere.

Consumi incoraggianti, produzione ok

Certo, il dato di SgMarketing secondo il quale l’80% degli italiani consumi melone, a fronte del 77% in Francia e del 73% in Spagna fa ben sperare anche per il futuro. In particolare, il 47% dei consumatori conosce il prodotto Igp e il 34% lo acquista. Indicando però anche un potenziale sul quale il consorzio vuole spendersi molto in futuro, soprattutto rivolgendosi al consumatore.

Sembra che le produzioni europee riescano a stare al passo, come spiegato da Elisa Macchi (Cso Italy), con una lieve ripresa produttiva dopo anni di contrazione. Italia e Spagna, con circa 60mila ettari coltivati, guidano il mercato con superfici quasi equivalenti (16-17 mila ettari ciascuna), detenendo rispettivamente il 27% e il 28% della quota, seguite dalla Francia.

Per il 2025 l’Italia prevede un incremento delle superfici a 16.500 ettari e una produzione stimata di 545mila tonnellate. «La specializzazione varietale ha conferito un grande valore al nostro prodotto, rendendolo un simbolo delle qualità italiane», ha dichiarato Macchi.

QUI le foto delle varietà di melone e anguria esposte dalle aziende sementiere in occasione del simposio

Attenzione al climate change

Sempre più di attualità gli effetti legati ai cambiamenti climatici. Li ha ricordati il meteorologo Andrea Giuliacci, sottolineando che in Italia questi cambiamenti hanno colpito con un’intensità superiore a quella media planetaria. Con la proiezione di un incremento della temperatura di 0,4-0,5 °C entro il 2040 e possibilità di picchi fino a 4,5 °C entro la fine del secolo, il settore deve prepararsi a gestire, con maggiore consapevolezza, le risorse idriche per evitare siccità sempre più frequenti e precipitazioni irregolari.

Giuliacci ha ricordato che i cambiamenti climatici comportano quindi anche sfide significative per la produzione del melone, richiedendo strategie innovative e sostenibili per garantire la qualità e la quantità del prodotto. Infine, Valeria Giachino (YouGov Shopper), ha fornito un’analisi approfondita sui consumatori italiani ed europei. Le recenti ricerche di mercato, sebbene abbiano rilevato una certa preoccupazione tra quelli europei, compresi gli italiani, a causa del contesto economico non semplice, mostrano allo stesso tempo una crescente preferenza dei consumatori per i prodotti locali e di qualità, con un aumento della domanda di meloni Igp.

Lo slancio del melone mantovano, tra crescita e innovazione varietale - Ultima modifica: 2025-08-05T06:00:35+02:00 da Alessandro Piscopiello

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