Nella fascia trasformata della Sicilia sud orientale, a Vittoria, si trova la Cooperativa Agricola La Terra Pirrè, un’azienda curata in ogni particolare: pulita, ordinata, efficiente, sostenibile. Si estende su tre ettari interamente coperti da serre-tunnel, a cui se ne aggiunge un altro in fase di realizzazione. La coltivazione avviene in suolo secondo i principi dell’agricoltura integrata e nel rispetto del disciplinare della Regione Sicilia.
Tipologia “San Marzano” protagonista
Il pomodoro rappresenta il fulcro dell’attività agricola, ma su ciliegino, datterino e grappolo prevale la tipologia San Marzano, protagonista di un calendario produttivo ben pianificato: si trapianta dalla terza settimana di settembre, fino a dicembre. Il raccolto principale si concentra da metà dicembre a fine aprile o inizio maggio, quando le condizioni climatiche e pedoclimatiche permettono di ottenere il meglio in termini di qualità.
Il pomodoro Ionico
La varietà di riferimento è Ionico F1 (Esasem), un pomodoro a tipologia San Marzano ad accrescimento indeterminato di forma allungata (10 – 12 cm), dal peso medio di 140 – 170 g, con polpa consistente che viene raccolto a frutto singolo. La pianta, vigorosa con internodi medio-corti e ottima allegagione, garantisce produzioni di circa 15 kg/mq. La resistenza genetica è un altro punto di forza: Ionico F1 è altamente resistente a Verticillium, Fusarium, ToMV, e mostra resistenza intermedia ai nematodi galligeni (Meloidogyne spp.).
Secondo Giuseppe La Terra Pirrè, titolare dell’omonima cooperativa agricola e agronomo, la finestra di trapianto ideale identificata negli anni per Ionico, nelle condizioni della fascia trasformata, va da settembre a inizio maggio.
Sempre stando alla sua esperienza vanno invece evitati i trapianti precocissimi, al fine di escludere la possibilità di insorgenza di marciume apicale, tipica patologia delle varietà allungate che nonostante l’elevata resistenza di Ionico potrebbe verificarsi per il forte caldo nei palchi superiori; di contro il posizionamento degli ultimi trapianti si attesta ad inizio maggio per evitare che la forte insolazione possa rovinare il viraggio a rosso dei frutti.
Portinnesto
Per il trapianto vengono impiegate piante innestate sul portinnesto Ficus (Sakata – Esasem) scelto per tolleranza ai nematodi e resistenza agli stress. Le plantule sono poste con un sesto 80×100 cm, con densità raddoppiata grazie all’allevamento a due branche.
Per la copertura della struttura si impiegano plastiche utilizzate per almeno 3-4 anni, che permettono di evitare l’impiego di pitture riflettenti o argille bianche, soggette a dilavamento. Si stanno testando teli plastici ombreggianti arricchiti con Eva e additivi termici-diffusivi, capaci di filtrare selettivamente la luce e ridurre la temperatura fogliare fino a 4 °C.
Con una trasmissione Par tra il 78 e l’85% e diffusione interna del 40–70%, queste coperture permettono di mantenere un microclima più stabile, migliorando allegagione, fioritura e qualità del frutto. La schermatura IR può raggiungere l’80%, riducendo il surriscaldamento diurno e la dispersione termica notturna.
Tecnica colturale
Il regime nutrizionale prevede una concimazione iniziale ricca di fosforo e potassio, mentre in fase di maturazione si riduce il fosforo a favore dell’azoto e del potassio, con l’aggiunta di solfato di magnesio. L’acqua utilizzata, proveniente da pozzi, presenta una salinità iniziale di circa 3500 μS/cm e per questo viene miscelata a quella accumulata nei laghetti. È dotata di un buon contenuto di sodio (rapporto Na/Mg ≈ 9), che conferisce sapore ai frutti, ma può danneggiare nel tempo la struttura del suolo.
Per bilanciare, ogni anno si alternano letame (10 kg/1000 mq) e fertilizzanti organici (1000 kg/1000 mq). A fine ciclo, si effettuano zappature e lavorazioni profonde (ripper a 3 punte fino a 70 cm), seguite da una pausa colturale di 1-1,5 mesi.

Difesa

Sul fronte della difesa, i primi trattamenti sono rivolti a Bemisia tabaci, Tuta absoluta e all’acaro rugginoso. In autunno si interviene contro peronospora e botrite. Sono utilizzati prodotti naturali come aglio e ortica, combinati con principi attivi a basso impatto (spinosad, azadiractina, emamectina benzoato). Per il monitoraggio nematologico si impiegano sensori a 25 cm di profondità collegati a un’applicazione mobile che elabora i dati termici del suolo e segnala il momento ottimale per i trattamenti.
Il sistema stima le ore di esposizione sopra i 38 °C: 4000 ore garantiscono un’ottima solarizzazione. Si effettua un uso estensivo di trappole a feromoni e cromotropiche, le potature e sfemminellature vengono praticate con strumenti disinfettati tra un filare e l’altro applicando ipoclorito di sodio al 3% o sali quaternari, in risposta alla diffusione del Tomato brown rugose fruit virus. La confusione sessuale per la Tuta absoluta viene utilizzata, seppur con efficacia parziale, in combinazione con trattamenti mirati.
Sotto rete

L’estate è, invece, il periodo del ciliegino e del datterino, coltivati sotto rete (senza copertura plastica) per favorire il benessere degli operatori e l’attività degli insetti impollinatori come i bombi. Si utilizzano teli ombreggianti al 30% e reti antiafidi in Hdpe a maglia 20:10, in grado di escludere efficacemente afidi e aleurodidi come Bemisia tabaci, riducendo il rischio di trasmissione del TYLCV. Particolarmente efficaci risultano le reti grigie, che, oltre a migliorare il comfort climatico interno, disorientano visivamente gli insetti vettori. Buona traspirabilità, resistenza meccanica e durata (5-7 anni) ne fanno uno strumento indispensabile in agricoltura integrata e biologica.
Questa realtà produttiva siciliana rappresenta un esempio avanzato di orticoltura protetta che riesce a coniugare efficienza agronomica, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, rispondendo con competenza alle esigenze del mercato e alle nuove sfide fitosanitarie.