A Borgo Sabotino, in provincia di Latina, Bayer Crop Science ha inaugurato le nuove serre a tecnologia avanzata del proprio centro ricerche, un’infrastruttura strategica per l’innovazione varietale e la sostenibilità produttiva.
L’investimento, pari a 5,9 milioni di euro, segna una tappa importante nello sviluppo del polo laziale, che da oltre quarant’anni rappresenta un punto di riferimento per la ricerca orticola a livello nazionale e internazionale.

Un centro di eccellenza
Il centro di Latina è un polo integrato articolato in tre aree complementari:
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il Creation hub, dove nascono nuove varietà grazie a tecnologie di breeding di ultima generazione;
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il Delivery hub, dedicato alla produzione di sementi di alta qualità per la sperimentazione e la diffusione di nuove cultivar;
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l’Insight hub, che raccoglie e analizza dati per orientare in modo sempre più preciso e sostenibile i programmi di miglioramento genetico.
Questa struttura consente di integrare l’intero percorso di sviluppo varietale, dalla ricerca al campo, con un approccio d’avanguardia.
Le nuove serre
Le nuove serre occupano 1,5 ettari già operativi, cui se ne aggiungeranno altrettanti entro fine anno. Si tratta di ambienti progettati per garantire massima efficienza, flessibilità e biosicurezza, grazie a una compartimentazione in sei sezioni indipendenti che permette di isolare eventuali patogeni e ridurre i rischi di contaminazione.

Realizzate con tecnologia olandese (e copertura in plastica) e struttura fornita dall’italiana Artigianfer, le serre sono dotate di coperture in film plastico ad alte prestazioni, riscaldamento basale, ombreggiamento automatizzato e un’ampia area tecnica di 1.800 m², come ha spiegato Francesco Della Rocca, responsabile del centro. Il sistema di fertirrigazione chiuso consente il riciclo e riutilizzo delle acque, la riduzione dei fertilizzanti e la gestione controllata delle acque piovane. Sono inoltre previste soluzioni di biorisanamento come il sistema Phytobac, che utilizza le piante per degradare i residui dei trattamenti, e una tettoia fotovoltaica per l’autoproduzione di energia.
Un impegno concreto per l’agricoltura sostenibile

Secondo Patrick Gerlich, amministratore delegato di Bayer Crop Science Italia, l’investimento rappresenta «un passo avanti nell’eccellenza del made in Italy e un contributo concreto alla sicurezza alimentare e alla sfida climatica».
L’obiettivo è rafforzare la competitività del comparto orticolo, fornendo sementi di alta qualità e strumenti tecnologici capaci di rispondere alle nuove esigenzeproduttive.

Mauro Ferrari, Unit lead vegetables by Bayer Italia, ha ricordato come il centro di Latina sia «un tassello fondamentale della rete globale Bayer Vegetables», divisione che impiega 1.500 collaboratori nel mondo e opera su circa 20 specie orticole e 2.000 varietà. In Italia il comparto conta 500 dipendenti e un fatturato di circa 40 milioni di euro, con un ulteriore polo a Santa Maria Nuova (Ancona) dedicato alla produzione di sementi di cipolla e brassiche.
Tecnologia, territorio e filiera

Il centro ricerche di Latina, fondato nel 1982, si estende su 23 ettari, di cui 7,8 ettari di serre e 15 ettari di campi sperimentali, dove si studiano e testano continuamente nuovi incroci su specie come anguria, finocchio, cavolfiore, melanzana, melone, peperone e pomodoro.
L’attività di ricerca punta a sviluppare varietà sempre più performanti e sostenibili, adatte al clima mediterraneo e in linea con le esigenze della filiera agroalimentare.
Durante l’inaugurazione, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e Copa, ha sottolineato come «investire in ricerca e innovazione sia la condizione essenziale per garantire un futuro all’agricoltura europea e ai produttori italiani».
Un polo strategico per l’orticoltura del futuro
Con questa nuova struttura, Bayer rafforza il ruolo del centro di Latina come hub di riferimento per la ricerca orticola europea.
Il sito è stato tra i primi in Europa, già nel 2017, ad attivare un gruppo dedicato alla sostenibilità, confermando la visione dell’azienda nel coniugare innovazione genetica e responsabilità ambientale.
L’inaugurazione delle nuove serre consolida così un percorso di lungo periodo che unisce ricerca applicata, territorio e filiera produttiva, proiettando la ricerca nelle genetica orticola italiana verso le sfide di domani.