Visitare il centro ricerche Basf Vegetable Seeds significa entrare nel luogo dove nascono molte delle varietà orticole che, negli anni successivi, arrivano nei campi degli agricoltori e, in ultima analisi, sulle tavole dei consumatori europei. È un unico, enorme laboratorio fatto di serre e di ambienti controllati, dove genetica, agronomia, fisiologia e diagnostica convivono per sviluppare materiali genetici più produttivi, resistenti e in grado di affrontare un clima sempre più imprevedibile.
La varietà che troviamo nel catalogo commerciale è solo l'ultimo risultato di un lungo (e costosissimo) lavoro fatto di studi ed esperimenti dentro camere di crescita, serre sperimentali, laboratori di patologia e campi prova che ripetono innumerevoli cicli colturali allo scopo di riprodurre e selezionare quelli che pian piano diventeranno gli ibridi del futuro.
Diagnostica e patologia: da un campione nasce un nuovo filone di ricerca
Il laboratorio di patologia è uno dei centri più importanti dell’innovazione. Non è soltanto un servizio per breeder e product developer, ma anche il luogo dal quale nascono nuovi progetti di ricerca. Dai campioni inviati dai tecnici di campo – foglie, frutti, semi, radici – arriva una parte fondamentale delle informazioni su malattie in corso o possibili nuove minacce.
Le diagnosi avvengono sia con tecniche microbiologiche sia con analisi molecolari. Qui dobbiamo fare due distinzioni in quanto la finalità del laboratorio è duplice, infatti svolge ricerca per:
- conferma delle resistenze e controllo qualità dei materiali;
- diagnosi di campioni con infezioni miste o sintomi non facilmente riconducibili a una malattia nota.
È proprio da un campione sospetto arrivato dal Medio Oriente che il team Basf contribuì alla scoperta del ToBRFV, in parallelo alle prime pubblicazioni del 2014. Un lavoro che ha portato anche a un brevetto sul virus, oggi usato come strumento sperimentale interno nei programmi di screening.
Sviluppare protocolli di resistenza a patogeni nuovi o riemergenti
Quando emerge un patogeno nuovo – da diagnosi interna o da segnalazioni dai Paesi produttori – si apre un percorso complesso nel laboratorio:
- capire come si trasmette (seme, contatto, insetti);
- individuare l’organo giusto da infettare;
- costruire un protocollo di inoculo ripetibile;
- mantenere il patogeno in collezione preservando la sua patogenicità.
Il laboratorio conserva funghi, batteri e nematodi. Una sorta di “biblioteca dei patogeni” da cui parte ogni selezione genetica.
Camere di crescita: accelerare la selezione
Le camere di crescita sono il primo anello della pipeline di screening. Permettono di lavorare 12 mesi all’anno con condizioni perfettamente controllate per quanto riguarda temperatura, luce e umidità.
Qui si testano, tra le altre cose:
- resistenze ai nematodi (osservazione delle galle radicali);
- comportamenti precoci delle linee (per esempio % di germinazione);
- protocolli di inoculazione di funghi, virus e batteri.
Per alcuni patogeni, però, il test nella sola camera di crescita non basta: serve la serra o il pieno campo per ricreare dinamiche reali.

La farm interna
Accanto ai laboratori c’è la farm interna. Per intenderci, è come se fosse un'azienda agricola specializzata, con campi e serre a diversa tecnologia, a seconda del periodo di costruzione. Nella farm lavora una squadra che unisce competenze agronomiche e manualità: oltre alla normale gestione dei cicli colturali, le operazioni sulle piante, specialmente quelle per effettuare gli incroci, pur essendo lavori manuali appunto, richiedono una certa esperienza.
La maggior parte della forza lavoro stagionale rientra ogni anno: l’esperienza pratica è indispensabile per gestire piante che hanno il solo obiettivo, lo ricordiamo, di produrre seme in condizioni ottimali.
Peperone: resistenza ai virus e qualità commerciale
Nel peperone Basf sta portando avanti programmi mirati per:
- resistenze ai virus emergenti;
- maggiore uniformità e produttività in condizioni di caldo;
- piante più equilibrate;
- shelf-life più lunga.
Ogni linea viene valutata prima in condizioni controllate, poi nella serra sperimentale. Le selezioni migliori entrano nei cicli testati in campo, distribuiti in diversi Paesi a clima caldo.

Pomodoro da industria: una filiera costruita in Italia
Il pomodoro da industria rappresenta uno dei programmi più consolidati dell'azienda sementiera. Ecco i numeri chiave di Basf:
- 600 ibridi nuovi all’anno testati nella prima fase di screening;
- solo il 10% in media passa nella seconda fase di screening, dove servono altri due anni di sperimentazione condotta dal settore commerciale per testarne la stabilità;
- in tutto occorrono 7–8 anni per arrivare a un ibrido commerciale.
Spesso dopo anche un intero anno di test non arriva nessuna nuova varietà a catalogo.
La scelta di localizzare in Italia il centro per l’Europa e il Mediterraneo nasce da un’esigenza precisa: gli ibridi selezionati in Usa non davano buoni risultati nel nostro ambiente. Da qui l’idea di sviluppare direttamente in condizioni mediterranee sia i parentali che gli ibridi.
Sul segmento dei pelati, Basf dichiara che 9 pelati su 10 sul mercato italiano derivano dalle sue varietà: tutte selezionate in Italia.
Pomodoro da mensa
Nel pomodoro fresco sono quasi tutti i segmenti coperti dalla Basf: ciliegini, datterino, piccadilly, san marzano, oblungo, grappolo e costoluto (marmande).
Gli incroci nel pomodoro, che sia da industria o da mensa, vengono fatti manualmente, fiore per fiore. Molto importanti sono le operazioni di emasculazione e impollinazione. Con delle clip colorate gli operatori distinguono i giorni nei quali sono state fatte le diverse operazioni.
Il miglioramento punta:
- resistenza al ToBRFV;
- qualità del grappolo;
- consistenza e conservabilità;
- produttività ottimale, a seconda del periodo di trapianto;
- sapore.
Le varietà da mensa attualmente a catalogo in Italia sono circa 15, con un ampliamento previsto nei prossimi anni.

L'importanza dei marcatori molecolari
Prima di entrare in campo, ogni linea viene analizzata tramite marcatori molecolari centralizzati nei laboratori Basf nei Paesi Bassi. Si controllano, per esempio:
- resistenze a virus, funghi, batteri, nematodi;
- °Brix (due geni specifici);
- colore del frutto (hp, ogc);
Questo permette ai breeder di eliminare precocemente le linee non idonee e accelerare il percorso di selezione.
Una parte affascinante del breeding riguarda l’origine dei parentali. Alcuni derivano da specie selvatiche: piante poco belle, con frutto piccolo e rese basse, ma ricche di resistenze.
Nell’ibrido finale queste caratteristiche poco desiderabili spariscono grazie al fenomeno dell’eterosi, mentre le resistenze vengono mantenute. Un lavoro che richiede grande precisione per evitare il cosiddetto linkage drag, il trascinamento involontario di caratteri negativi.
Per l'agricoltura di domani
Visto da dentro, dal centro ricerche Basf emerge la complessità e la profondità del lavoro necessario per mettere a punto una nuova varietà. Diagnostica, incroci manuali, protocolli di inoculo, prove multilocali, marcatori molecolari e gestione attenta delle strutture sperimentali compongono un percorso lungo, costoso e che richiede grande specializzazione.
Un percorso dove conta molto l'attenzione a ogni dettaglio quindi, perché come sappiamo l’obiettivo finale è sviluppare varietà che rispondano all’evoluzione dei patogeni, alle esigenze dei produttori e dei consumatori e ai cambiamenti climatici.






