Carota, le sfide non mancano, ma l’Italia fa la sua parte

Anche in questa filiera è necessario avere un approccio sistemico per affrontare le sfide agronomiche e ambientali: conoscenze agronomiche, strumenti digitali e sostenibilità le strade da percorrere

La filiera caroticola italiana si confronta con scenari produttivi e di mercato in rapida evoluzione. È questo il quadro emerso dal convegno tecnico organizzato da Cora Seeds allo scorso Macfrut, che ha riunito esperti del settore, ricercatori e operatori di filiera per analizzare le prospettive di sviluppo di una coltura che, pur rappresentando "solo" circa diecimila ettari a livello nazionale, genera significativi impatti economici e territoriali.

L'evento ha offerto una panoramica completa delle dinamiche che interessano il comparto, dalle strategie di breeding alle sfide agronomiche, dalle certificazioni di qualità alle prospettive di mercato.

Scenario europeo e posizionamento italiano

I dati presentati da Mario Schiano Lo Moriello (Ismea) delineano un quadro di sostanziale autosufficienza europea nel settore carotiero. "L'Europa per quanto riguarda la carota è un sistema pressoché chiuso", ha evidenziato l'esperto, precisando che "sono molto limitati gli scambi con altri produttori extraeuropei".

L'analisi presentata da Rodolfo Occhipinti (Sata) evidenzia una contrazione delle superfici: i dati Istat 2024 registrano 9.708 ettari coltivati, confermando una tendenza alla riduzione che però non compromette la rilevanza economica del comparto. "L'Italia contribuisce con circa un 10% della produzione europea", ha specificato Lo Moriello, sottolineando come il nostro Paese presenti "un tasso di autoapprovvigionamento del 100,3%, il che significa che sostanzialmente quello che produciamo lo consumiamo".

  • Superficie coltivata: 9.708 ettari (Istat)
  • Produzione: 511.000 tonnellate
  • Valore alla produzione: 460 milioni di euro
  • Export: 99 milioni di euro
  • Import: 9 milioni di euro
  • Saldo commerciale: +90 milioni di euro
  • Superficie biologica: 1.000 ettari
  • Fabbisogno irriguo: 350-500 mm per ciclo (3.500-5.000 m³/ha)

Un elemento distintivo della carota italiana risiede nella capacità di export: "Il 20% della produzione italiana è destinata all'estero", con l'Italia che si posiziona al quinto posto mondiale tra gli esportatori con una quota del 6% e un tasso di crescita del 13% annuo nell'ultimo decennio.

Innovazione varietale e strategie di breeding

Jan De Visser, breeder di Cora Seeds, ha illustrato le complessità del miglioramento genetico carotiero, evidenziando come "la selezione varietale per le carote richieda molto tempo perché il ciclo è normalmente di due anni". Il programma di breeding acquisito da Cora Seeds, originariamente sviluppato nei Paesi Bassi, si concentra su diverse tipologie varietali.

"Il programma che abbiamo acquisito era inizialmente basato sulle tipologie Imperator", ha spiegato De Visser, "ma dobbiamo sviluppare il tipo Nantes puro, questa è la priorità assoluta per ampliare la base genetica". Le sfide del breeding moderno includono lo sviluppo di sistemi CMS (Cytoplasmic Male Sterility) e l'adattamento alle diverse esigenze di mercato.

L'approccio integrato al miglioramento genetico emerge anche dalle esperienze di campo: "Effettuiamo test per individuare la tipologia migliore, quella che l'anno scorso non era presente e quest'anno ci sarà", ha precisato Massimo Pavan del Consorzio Carota Novella Igp di Ispica, "perché dobbiamo sempre andare a braccetto con le case sementiere per ottenere un prodotto migliore".

Sfide agronomiche e sostenibilità produttiva

Rodolfo Occhipinti (Sata) ha delineato un quadro complesso di sfide tecniche che interessano la coltivazione caroticola. "Ci sono pochi prodotti, poche sostanze attive registrate e di anno in anno queste vengono ridimensionate", ha evidenziato, sottolineando come alcune molecole fondamentali stiano per essere eliminate dal mercato.

Il riferimento è specifico al metamitron, "un diserbante importantissimo per la carota che non potrà più essere utilizzato dalla fine del 2025". Parallelamente, emergono nuove avversità: "Il cyperus è una delle infestanti più problematiche e sta creando problemi in tutte le regioni", mentre problematiche tradizionali come i nematodi trovano sempre meno soluzioni disponibili.

Sostanze attive per la difesa della carota secondo Disciplinare Nazionale 2025

Categoria Sostanze attive disponibili
Fungicidi Pyrimethail, Azoxystrobin, Difenoconazolo, Fluxapyroxad, Bicarbonato di potassio, Prodotti rameici
Insetticidi Deltametrina, Azadiractina, Lambda cialotrina, Teflutrina, Cipermetrina, Clorantraniliprolo
Nematocidi Fluopyram
Diserbanti Glifosate, Aclonifen, Pendimethalin, Clomazone, Metribuzin (fino al 24/11/25), Bifenox
Fumiganti Metam sodio, Dazomet

 

Le conseguenze della stanchezza dei suoli sono quantificabili: "Quasi tutti gli areali produttivi di coltivazione della carota in Italia sono caratterizzati da scarse rotazioni", ha precisato Occhipinti nelle sue slide, evidenziando come questo comporti "accumulo di parassiti, malattie e selezione di erbe infestanti".

Il fenomeno genera effetti a cascata: patogeni come Alternaria, Sclerotinia e Rhizoctonia persistono nel suolo, mentre nematodi come Meloidogyne e Heterodera trovano condizioni favorevoli per moltiplicarsi. Il risultato è una "sindrome da reimpianto" che porta a "radici deformate, biforcazioni, minore pezzatura e contenuto zuccherino ridotto", con conseguente "maggiore scarto commerciale" e necessità di aumentare gli input produttivi.

Cambiamenti climatici e gestione idrica

L'impatto dei cambiamenti climatici emerge come fattore trasversale che condiziona tutte le fasi produttive. Matteo Mazzoni, rappresentante di un gruppo commerciale con 200 ettari dedicati alla carota, ha sottolineato come "l'agricoltura sia l'unica industria che si fa a cielo aperto" e come i produttori siano "quelli che più riescono a vedere e sono convinti dell'ineluttabilità di quello che sta succedendo a livello climatico".

Tra gli effetti specifici documentati emerge il rischio di "induzione a fioritura precoce (montaggio) se le temperature notturne sono troppo basse dopo un inverno caldo", mentre durante l'ingrossamento delle radici si manifesta "stress termico con deformazione, riduzione della qualità e spaccature dei fittoni".

La gestione idrica diventa sempre più critica: "La siccità rappresenta una delle principali minacce per l'agricoltura italiana, con riduzione delle risorse idriche di circa il 20%, aumento delle temperature medie di circa 2°C e perdite economiche di circa 10 miliardi di euro negli ultimi 30 anni", come documentato nelle analisi Sata.

Le fasi critiche per l'irrigazione della carota sono chiaramente identificate: "Germinazione e emergenza richiedono terreno costantemente umido, l'inizio ingrossamento della radice non tollera stress idrici, mentre nella fase finale le irrigazioni devono essere più diradate per evitare spaccature nelle radici".

Valorizzazione territoriale e certificazioni

Il modello della Carota Novella Igp di Ispica rappresenta un esempio paradigmatico di valorizzazione territoriale. "Siamo partiti nel 2011 con 4.000 quintali di prodotto certificato, l'anno scorso abbiamo superato i 40.000 quintali", ha dichiarato Massimo Pavan, presidente del Consorzio.

La peculiarità climatica del territorio ("100 km a sud di Tunisi in linea d'aria") consente di "seminare in controstagione e arrivare per primi nel mercato italiano ed europeo". Il disciplinare Igp impone parametri specifici: "Oltre ai brix, parametri per le ceneri, per il betacarotene", garantendo "maggior presenza di betacarotene e un'importante percentuale di falcarinolo, sostanza antitumorale".

Tuttavia, la valorizzazione internazionale rimane limitata: "Il marchio IGP è riconosciuto molto in Italia ma all'estero non è conosciuto tanto perché non riusciamo a valicare le Alpi", evidenziando la necessità di "un'adeguata campagna pubblicitaria ministeriale sui prodotti IGP".

Sistemi irrigui e adattamento tecnologico

L'adattamento ai cambiamenti climatici richiede anche l'evoluzione dei sistemi irrigui. Le analisi Sata evidenziano come in Italia vengano adottati diversi approcci: l'irrigazione a pioggia rimane "il sistema più tradizionale e diffuso, soprattutto nel centro-nord Italia" (Emilia-Romagna, Veneto, Fucino), pur presentando "elevata perdita per evaporazione e rischio di crosta superficiale".

La microaspersione rappresenta una "tecnologia intermedia sempre più usata in orticoltura intensiva, particolarmente in Sicilia", offrendo "distribuzione delicata e uniforme con maggiore controllo rispetto all'aspersione", pur richiedendo "maggiore precisione progettuale".

Innovazione tecnologica e agricoltura di precisione

L'evoluzione verso l'agricoltura di precisione rappresenta la risposta strategica alle sfide contemporanee. "Di fronte ai cambiamenti climatici, alla scarsità idrica e alle richieste di un mercato sempre più attento alla qualità e sostenibilità, è fondamentale ripensare il modo in cui si coltiva la carota", sottolinea l'analisi di Occhipinti.

L'approccio integrato prevede l'utilizzo di "sensori, droni, mappe satellitari e sistemi digitali per monitorare le condizioni della coltura in tempo reale e ottimizzare ogni decisione agronomica". L'obiettivo è "intervenire solo dove serve, quando serve, con la quantità esatta di acqua, fertilizzanti o trattamenti fitosanitari".

Il cambiamento culturale richiesto è significativo: "Le nuove generazioni quando si alzeranno la mattina dovranno accendere il computer, vedere le immagini satellitari, i dati meteo, tutti i sensori che ci forniscono informazioni per poi intervenire", rappresentando "un passaggio culturale e generazionale" fondamentale.

Anche nella fase post-raccolta l'innovazione diventa cruciale: "Prevediamo investimenti in automazione, tecnologie di magazzino che permettano la selezione del prodotto in modo migliore e meno costoso", ha evidenziato Mazzoni, sottolineando la necessità di "standardizzazione mantenendo la flessibilità richiesta dai consumatori".

Mercati e dinamiche commerciali

L'analisi dei flussi commerciali evidenzia la natura prevalentemente europea degli scambi carotieri italiani. "Il 90% delle esportazioni va nei paesi UE, un 10% extra-UE", con Germania, Francia e Polonia come principali destinazioni. "Andiamo fondamentalmente in Europa perché sono grossi paesi importatori e produttori, ma essendo anche grossi consumatori hanno bisogno in alcuni momenti dell'anno di approvvigionarsi di carote italiane", ha spiegato Lo Moriello.

La stagionalità rimane un fattore determinante: "Si esporta di più quando c'è maggiore produzione, per cui le colonne sono più alte tra aprile, maggio e giugno", periodo in cui la richiesta dai paesi nordeuropei risulta più sostenuta.

Reciprocità e competitività internazionale

Una questione trasversale emersa dal convegno riguarda la necessità di condizioni competitive equilibrate. "La reciprocità è una battaglia da portare avanti", ha sottolineato Lo Moriello, "perché purtroppo le differenze esistono non solo tra paesi europei ed extraeuropei, ma anche tra produttori europei: c'è chi lavora con determinati prodotti e chi lavora senza".

Massimo Pavan ha ribadito il concetto: "Se io produco le carote con X molecole, anche gli altri paesi per mandare carote in Europa dovrebbero produrre con lo stesso sistema, perché altrimenti è come fare la guerra: loro con pistole e proiettili, noi con la pistola ma senza proiettili".

Prospettive operative per il comparto

La visione del comparto delineata da Occhipinti identifica tre pilastri fondamentali per le produzioni future:

  • sostenibilità ambientale (uso razionale delle risorse, minore impatto chimico, rotazioni colturali),
  • agricoltura di precisione (tecnologie avanzate di monitoraggio, irrigazione e fertirrigazione, automazione raccolta),
  • formazione tecnica (competenze digitali e IA, competenze agronomiche, analisi dei dati).

Il convegno ha delineato un settore carotiero italiano caratterizzato da significative potenzialità ma chiamato ad affrontare sfide strutturali. "La coltivazione della carota in Italia si trova oggi a un punto di svolta", come evidenziato nelle conclusioni SATA, dove "le sfide impongono un ripensamento strutturale del modello produttivo".

Le priorità operative identificate includono: investimenti in formazione tecnica degli operatori per "un'agricoltura più consapevole e tecnologicamente avanzata", sviluppo di "nuove strategie di difesa integrata basate su biocontrollo, sensoristica e predizione dei rischi", implementazione di "modelli di rotazione e rigenerazione del suolo per contrastare la sindrome da reimpianto".

La direzione è chiara: "efficienza agronomica, sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica". Solo un approccio sistemico, capace di integrare conoscenze agronomiche, strumenti digitali e sostenibilità, permetterà alla filiera della carota di affrontare i prossimi decenni con resilienza, competitività e qualità.

Carota, le sfide non mancano, ma l’Italia fa la sua parte - Ultima modifica: 2025-07-29T12:25:15+02:00 da Alessandro Piscopiello

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