Pomodoro da industria, il ruolo prezioso di cover crop e ammendanti

Residui di una cover crop di graminacee su baule di pomodoro da industria nel Connecticut (Fonte: Shrestha, Anil et al. 2006)
Il pomodoro da industria richiede terreni non stanchi della sua coltivazione: colture di copertura e la giusta tipologia di sostanza organica migliorano suolo, resa e sostenibilità, con benefici anche in termini di risparmio idrico

La moderna agronomia riconosce la fertilità del suolo non più come una semplice scorta di nutrienti, ma come un ecosistema complesso e interconnesso. Questo approccio olistico è fondamentale per comprendere le pratiche agricole che promuovono la produttività a lungo termine e la resilienza del sistema colturale. La fertilità è fatta di tre aspetti tra loro interconnessi: la fertilità chimica, fisica e biologica.

La fertilità chimica riguarda il contenuto di elementi essenziali come il carbonio e l'azoto totali, la disponibilità di macro e microelementi, il pH, la capacità di scambio cationico (CSC) e la conducibilità elettrica.

La fertilità fisica, invece, è legata alla struttura del suolo, alla sua porosità, all'aerazione e alla capacità di ritenzione idrica.

La fertilità biologica indica l'abbondanza e la diversità della comunità edafica, inclusi microrganismi, lombrichi e radici. Un suolo fertile è intrinsecamente un sistema vivente capace di auto-rigenerarsi e interagire attivamente con le piante attraverso la rizosfera e le radici.

Il pomodoro da industria è una coltura annuale ad alta intensità e a elevata richiesta idrica e nutrizionale. Per ottenere rese elevate e una qualità ottimale, il pomodoro necessita di un terreno profondo, ben strutturato e franco, che permetta un corretto sviluppo radicale e un'adeguata disponibilità di acqua e nutrienti.

Il ciclo colturale del pomodoro da industria, relativamente breve ma intenso dal punto di vista degli input necessari, richiede che il suolo sia in condizioni ottimali fin dal trapianto. Il fabbisogno nutrizionale è elevato, con il potassio, l'azoto e il calcio come macronutrienti maggiormente richiesti, il cui assorbimento varia nelle diverse fasi fenologiche.

Cover crop

Le colture di copertura, note anche come sovesci, sono piante non destinate alla raccolta ma coltivate per apportare benefici al suolo e al sistema agricolo nel suo complesso. La loro implementazione è un investimento a lungo termine nella salute del suolo e un elemento chiave delle moderne strategie di agricoltura conservativa.

Aumento della sostanza organica e miglioramento strutturale

Le cover crop producono biomassa, sia aerea che radicale, che una volta interrata o lasciata in superficie (come pacciamatura naturale) contribuisce all'incremento della sostanza organica nel suolo.12 L'aumento della sostanza organica è direttamente correlato a un miglioramento della struttura del suolo, che a sua volta aumenta la capacità di ritenzione idrica e l'aerazione, riducendo al minimo la compattazione.3 L'Organizzazione Interprofessionale del Pomodoro da Industria del Nord Italia cita esplicitamente l'integrazione delle cover crop nei 37.000 ettari del bacino per prevenire l'erosione e le malattie, dimostrando la rilevanza di questa pratica su larga scala.10

Fissazione

Le leguminose, grazie alla loro simbiosi con i batteri del genere Rhizobium, hanno la capacità di fissare l'azoto atmosferico, rendendolo disponibile per la coltura successiva.

Al contrario, le graminacee agiscono come vere e proprie "colture trappola", catturando i nutrienti residui (come i nitrati) che potrebbero altrimenti lisciviare al di fuori della zona radicale e contaminare le falde acquifere.

Controllo delle infestanti e dei patogeni

La rapida crescita e la fitta copertura delle cover crop sopprimono naturalmente le erbe infestanti, competendo con esse per la luce, l'acqua e i nutrienti. Alcune specie, come la segale, producono composti allelopatici che inibiscono la germinazione dei semi delle infestanti. Le brassicacee, come il rafano e la senape, rilasciano glucosinolati e isotiocianati quando vengono incorporate nel suolo, agendo come un biofumigante naturale contro nematodi e altri patogeni.

Protezione dall'erosione e conservazione dell'umidità nel suolo

Le cover crop forniscono una copertura vegetale cruciale durante i periodi di riposo del terreno, proteggendolo dall'impatto diretto della pioggia e del vento. La biomassa lasciata in superficie agisce come un pacciame naturale che riduce l'evaporazione dell'acqua dal suolo.

Scopri come agiscono le cover crop nel contesto della nutrizione integrata del pomodoro da industria 

Quali specie utilizzare?

La scelta delle specie da impiegare deve essere guidata dagli obiettivi agronomici specifici dell'azienda e dall'adattamento alla rotazione colturale. Le linee guida regionali indicano diverse specie adatte al clima italiano:

  • Leguminose: Veccia villosa, Veccia sativa, trifoglio incarnato, trifoglio alessandrino e favino sono tra le più efficaci nel fornire un significativo apporto di azoto per la coltura successiva.
  • Graminacee: La segale, l'avena e il loietto sono ottime soprattutto per il miglioramento della struttura del suolo grazie al loro apparato radicale fascicolato che dà struttura al suolo.
  • Brassicacee: Il rafano e la senape, con il loro apparato radicale a fittone, sono ideali per la de-compattazione del suolo. Inoltre, il loro effetto biofumigante è particolarmente utile per le rotazioni che includono specie sensibili a specifici patogeni.

Incentivi dalla Pac

L'integrazione delle cover crop nella rotazione del pomodoro da industria richiede un'attenta pianificazione. Negli ambienti italiani, la semina delle cover crop autunno-invernali è più agevole a partire dalla fine di settembre, con la coltura in atto del pomodoro che ovviamente rende impraticabile l'uso di cover crop estive. 

La terminazione (o sovescio) della cover crop deve avvenire prima della maturazione dei semi e prima del trapianto del pomodoro per evitare qualsiasi effetto negativo sulla coltura successiva. Questo può essere effettuato tramite la trinciatura e il successiva interramento superficiale.

In ambito Pac, l'intervento "SRA06 - ACA6 - cover crops" prevede pagamenti quinquennali per le aziende che si impegnano a seminare annualmente colture di copertura su almeno il 25% della loro superficie agricola utilizzata, a condizione che vengano rispettati specifici requisiti regionali. 

Il pomodoro da industria nella rotazione

Uno schema di rotazione ideale per il pomodoro da industria è quello che alterna le colture in base al loro fabbisogno nutritivo. Si suggerisce di far seguire a una coltura molto esigente come il pomodoro, una coltura a medio o basso fabbisogno, seguita idealmente da una coltura rigenerativa come un sovescio o una leguminosa.

Un esempio di schema di rotazione ben ragionato potrebbe essere:

  • Anno 1: coltura ad alta esigenza nutritiva (es. pomodoro da industria).
  • Anno 2: coltura a bassa o media esigenza (es. un cereale autunno-vernino come grano o orzo).
  • Anno 3: coltura rigenerativa (es. un sovescio di leguminose come la veccia o il favino) o una coltura da rinnovo (es. mais o barbabietola).
  • Anno 4: reintroduzione del pomodoro.

Rotazioni di questo tipo preservano la fertilità del suolo, preziosa a medio-lungo termine per le colture da reddito, ma contribuiscono anche a prevenire disordini fisiologici come il marciume apicale, causato da una carenza temporanea e localizzata di calcio e da uno squilibrio idrico. Una rotazione che migliora la struttura del suolo e la sua ritenzione idrica contribuisce a mantenere una disponibilità costante di acqua e calcio per la pianta, riducendo l'incidenza di questo problema.

Ammendanti

L'impiego di ammendanti organici rappresenta una strategia fondamentale per il miglioramento a lungo termine della fertilità del suolo. A differenza dei fertilizzanti, che apportano principalmente nutrienti, gli ammendanti migliorano la struttura del suolo e la componente biologica. Aumentano la capacità di scambio cationico (CSC), migliorano la ritenzione idrica e l'aerazione e stimolano l'attività della microfauna e della microflora. 

Scopri come agiscono gli ammendanti nel contesto della nutrizione integrata del pomodoro da industria 

Letame e compost

Sono le fonti di sostanza organica più tradizionali e preziose. Il compost maturo, in particolare, è da preferire al letame fresco per il minor rischio di introdurre semi di infestanti e per il rilascio lento e graduale dei nutrienti, che nutre la pianta per un periodo più lungo.

Biochar

Un ammendante emergente di grande interesse, specialmente in climi caldi e aridi, è il biochar. Si tratta di un carbone ricco di carbonio ottenuto dalla pirolisi di biomasse. L'aggiunta di biochar al suolo sembra dare effetti positivi al terreno, ma molto dipende molto probabilmente dalle caratteristiche del terreno a cui viene aggiunto, nonché dalle condizioni colturali (uso o meno di fertilizzanti) generalmente adottate. Un recente studio ha dimostrato come l'aggiunta di biochar al terreno, combinata con irrigazione ridotta e l'irrigazione parziale della zona radicale, può migliorare la resa e la qualità dei pomodori, riducendo così il fabbisogno di acqua e migliorando l'efficienza nell'uso dell'acqua grazie alla ritenzione idrica migliorata. Questa può essere una strategia promettente soprattutto negli areali del sud Italia, dove la risorsa idrica è il principale fattore limitante.

In pre trapianto

La scelta dell'ammendante e il dosaggio appropriato devono essere basati su un'analisi chimico-fisica del terreno. Questa analisi preliminare è il punto di partenza per una concimazione mirata e un'applicazione efficace degli ammendanti. L'applicazione viene generalmente effettuata in pre-trapianto, per preparare il terreno e renderlo più ospitale per il sistema radicale del pomodoro. L'integrazione con fertilizzanti specifici come il nitrato di potassio e il nitrato ammonico, spesso applicati in fertirrigazione, permette una nutrizione più precisa e frazionata durante il ciclo colturale.

Importante impiegare sostanza organica di qualità

La scelta dell’ammendante da impiegare per l’integrazione della sostanza organica all’interno dei propri terreni è di cruciale importanza per la buona riuscita di questa pratica.

La sostanza organica infatti può essere di varia natura e origine ed è pertanto fondamentale conoscere i principi guida per poter distinguere differenti formulati in base alla propria qualità.

1 - Il primo parametro da conoscere è il contenuto di carbonio organico. A tal proposito è doveroso sottolineare come il valore della sostanza organica risulti legato a quello del carbonio organico tramite fattore moltiplicativo di 2 specifico per i fertilizzanti.

In questo senso, per comparare due differenti ammendanti il confronto dovrà essere realizzato o tra i valori del carbonio organico o tra quelli di sostanza organica, avendo cura nel caso di operare le opportune conversioni.

2 - In seconda battuta, per definire ulteriormente la qualità della sostanza organica contenuta all’interno dei formulati si andranno a valutare i valori di:

  • Carbonio organico estraibile (Tec), che rappresenta la frazione del carbonio organico totale attiva e potenzialmente reattiva della materia organica.
  • Carbonio organico umificato (C[HA+FA]), rappresenta la frazione del carbonio organico estraibile che ha già subito un processo di umificazione (trasformazione in acidi umici e fulvici) e che risulta quindi più stabile e attiva nel miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche dei terreni.

In funzione dei due valori di carbonio sopracitati possono essere calcolati dei rapporti che possono guidare il tecnico o l’agricoltore nella comparazione di differenti ammendanti:

  • Tasso di umificazione (HR): il rapporto, espresso in percentuale, tra carbonio umico e fulvico ed il carbonio organico totale; risulta proporzionale allo stato di umificazione della sostanza organica. Valori bassi di questo parametro sono tipici, per esempio, di materiali poco maturi, il che può rappresentare un rischio in fase di preparazione dei terreni per il trapianto per via di eccessi di salinità e/o fermentazione con rilasci di sostanze potenzialmente dannose.
  • Grado di umificazione (DH): il rapporto, espresso in percentuale, tra le sostanze umiche e il carbonio organico estraibile; indica quanta della sostanza organica attiva presente all’interno del formulato è già stata umificata. Si può quindi affermare che a parità di contenuto in carbonio organico estraibile sia più indicato optare per formulati con un maggior grado di umificazione. Questo perché essi presentano un maggior contenuto al momento della distribuzione in sostanze umiche notoriamente più attive nel migliorare le caratteristiche chimico-fisiche del terreno.

Per migliorare le pratiche di ammendamento sono stati quindi sviluppati anche formulati specifici a base di estratti umici da Leonardite, i quali presentano, oltre a un elevato contenuto in sostanza organica, anche livelli di Tasso e Grado di Umificazione particolarmente elevati.

Una soluzione: MO 90

Un esempio di questi formulati specifici è MO 90, un formulato granulare, facilmente distribuibile in campo a elevata concentrazione in sostanze umiche, ideale per la preparazione dei terreni prima del trapianto delle colture. La sua elevata stabilità e concentrazione in sostanze umiche permette inoltre distribuzioni immediatamente prima del trapianto o al trapianto stesso senza rischi di insorgenza di problematiche dovute ad eccessi di salinità.

MO 90 può essere distribuito a pieno campo, in fase di preparazione del terreno, alla dose di circa 500-1000 kg/ha in funzione dell’obiettivo ricercato e del contenuto in sostanza organica del suolo. In caso di applicazioni localizzate lungo la linea di trapianto il dosaggio può essere ridotto di circa un 20-30%.

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Pomodoro da industria, il ruolo prezioso di cover crop e ammendanti - Ultima modifica: 2025-09-29T22:33:41+02:00 da Alessandro Piscopiello

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