
L’ombra della Salmonella strathcona si allunga sui pomodorini siciliani, ma il comparto ortofrutticolo dell’isola non ci sta. Dopo mesi di indagini e ipotesi, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha individuato un possibile legame tra un’epidemia di salmonellosi che da due anni interessa diversi Paesi europei e i pomodorini coltivati in Sicilia. Un collegamento che, però, al momento resta solo un sospetto.
Secondo il rapporto dell’Ecdc (consultabile qui), tra il 2023 e il 2025 sono stati segnalati 510 casi confermati di infezione in 18 Paesi europei. L’Italia è la nazione più colpita (123 casi), seguita da Germania (113), Austria (76), Regno Unito (73) e Francia (43). Altri tredici Paesi, tra cui Spagna, Svezia e Paesi Bassi, hanno registrato meno di 15 casi ciascuno.
L’agenzia europea ritiene che il pomodorino siciliano possa essere stato il “veicolo alimentare primario” dell’epidemia, ma i dati italiani raccontano una storia diversa.
Le autorità italiane: nessuna contaminazione nei pomodori
«Le verifiche condotte dalle autorità sanitarie regionali e nazionali non hanno rilevato alcun caso di contaminazione sui campioni di pomodoro prelevati in Sicilia», ha assicurato Luca Sammartino, vicepresidente della Regione Siciliana. «Ma quale salmonella – aggiunge – i pomodorini siciliani fanno bene alla salute e sono un vanto per la nostra agricoltura».
Anche Eleonora Sarno dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha confermato ai microfoni del Tg3 che nessun campione di pomodoro analizzato in Italia risulta contaminato. «Solo dalle indagini estese è emersa la presenza del batterio nell’acqua di un pozzo utilizzata per l’irrigazione. Per tutti gli altri casi – ha spiegato – l’ipotesi dei pomodori come vettori di salmonella, va verificata con ulteriori indagini».
Il comparto difende la propria reputazione
A respingere con forza le accuse è il Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino Igp, simbolo dell’eccellenza orticola siciliana. «Il nostro disciplinare è già molto severo», afferma il presidente Sebastiano Fortunato, «ma le regole imposte dalla Gdo sono ancora più rigorose dei disciplinari ministeriali ed europei. Siamo di fronte a una campagna denigratoria che rischia di colpire ingiustamente un prodotto d’eccellenza».
Anche il Distretto Ortofrutticolo Sud-Est Sicilia (Doses), che riunisce oltre 170 produttori, conferma la piena regolarità dei controlli. «Le analisi condotte dai nostri associati sulle acque irrigue e sui prodotti ortofrutticoli hanno sempre dato esito negativo», dichiara Antonino Di Paola, presidente del Doses. Un allarmismo ingiustificato, secondo Di Paola, «che rischia di compromettere la reputazione di un comparto che rappresenta un pilastro del Made in Italy agroalimentare» Il direttore Gianni Polizzi ricorda come le imprese del distretto «adottino metodi produttivi sostenibili e certificazioni riconosciute a livello internazionale». E lancia un appello: «Occorre difendere la credibilità di un settore che rispetta gli standard più elevati, mentre in Europa continuano a circolare prodotti provenienti da Paesi con regole fitosanitarie meno stringenti».
Dubbi e incongruenze da chiarire
Anche il deputato regionale Riccardo Gennuso, originario dell’area di produzione del pomodorino di Pachino, invita alla cautela: «Non possiamo accettare un nesso automatico tra il focolaio e i nostri prodotti senza un esame approfondito. La concentrazione dei casi in Austria e l’assenza di focolai in Sicilia, dove il pomodoro si consuma quotidianamente, sollevano dubbi sulla reale origine del problema».
Una domanda, dunque, resta aperta: la contaminazione è avvenuta nei campi siciliani o in fasi successive della filiera, magari fuori dai confini nazionali?
Sicurezza alimentare e fiducia da ricostruire
Il caso mette in evidenza quanto la sicurezza alimentare sia oggi anche una questione di percezione pubblica e di fiducia. In un mercato globalizzato, dove le informazioni viaggiano più veloci delle verifiche scientifiche, basta un sospetto per mettere in crisi intere filiere agricole.
Il pomodorino siciliano, con il suo valore simbolico e territoriale, è oggi uno dei prodotti più controllati d’Europa. Le aziende siciliane applicano protocolli di sicurezza e certificazioni ambientali che vanno ben oltre le richieste comunitarie, e sono parte attiva di programmi di sostenibilità e tracciabilità che ne garantiscono la qualità “dal campo alla tavola”.
Trasparenza e comunicazione scientifica
In attesa che l’Ecdc e l’Efsa chiariscano definitivamente l’origine dell’epidemia, il settore del pomodoro siciliano chiede più trasparenza e rigore nelle indagini, ma anche una comunicazione più equilibrata da parte delle istituzioni europee.
Il pomodorino siciliano resta un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale e un modello di produzione sostenibile per tutto il Mediterraneo. Tuttavia, episodi come questo mostrano la necessità di rafforzare i controlli lungo tutta la filiera e di comunicare i risultati in modo tempestivo e fondato. «Difendere il pomodorino siciliano», conclude il presidente del Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino Igp, «oggi, significa difendere la credibilità dell’agricoltura italiana e il lavoro di migliaia di produttori che, ogni giorno, investono in qualità, innovazione e rispetto dell’ambiente”.








