Il carciofo (Cynara cardunculus subsp. scolymus) è una coltura orticola simbolo del territorio pugliese. La Puglia comprende il 43% della superficie coltivata a carciofo in Italia, seguita a buona distanza da Sardegna (25%), Sicilia (15%) e Lazio (4%), mentre le regioni Campania, Toscana, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna e Marche rappresentano ciascuna quote variabili tra l’1% e il 3%; nel 2024 la superficie coltivata a carciofo in Puglia è stata pari a ben 10.700 ettari, pur segnando un -7% sul 2023; nel Brindisino e nel Barese gli areali cinaricoli sono stabili, in flessione nel Foggiano.

Punto di forza della produzione cinaricola pugliese è il Carciofo Brindisino Igp, una varietà di carciofo che si coltiva solamente in Puglia, in alcuni comuni della provincia di Brindisi: Brindisi, Carovigno, Cellino San Marco, Mesagne, San Donaci, San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni e Torchiarolo.
Il Carciofo Brindisino Igp è caratterizzato da un capolino arrotondato, mediamente compatto, con un ricettacolo (quello che in cucina viene definito “fondo di carciofo”) saporito e carnoso, le brattee esterne sono di colore verdastro con lievi sfumature violette mentre quelle interne di colore bianco verdastro con lievi sfumature violette.
Due studi dell’Università di Bari sul carciofo pugliese
La produzione di carciofo in Puglia viene valorizzata da due recenti pubblicazioni scientifiche, frutto del lavoro congiunto di docenti e ricercatori dell’Università di Bari. Questi studi, pubblicati nel volume che raccoglie i contributi presentati all’XI Convegno internazionale su carciofo, cardo e i loro parenti selvatici, evidenziano, rileva Pietro Santamaria, docente di Orticoltura presso il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari, l'importanza della biodiversità locale e aprono nuove prospettive per l'utilizzo di prodotti finora considerati secondari.
Carducci, profilo nutrizionale di rilievo

«Il primo studio, dal titolo “Globe artichoke’s offshoots: from by-product to new horticultural product”, realizzato nell’ambito del progetto “Research and innovation network on food and nutrition Sustainability, Safety and Security – Working ON Foods (ONFoods)” si concentra sui polloni di carciofo, comunemente chiamati “carducci”, spesso utilizzati per la propagazione varietale e in cucina, alla stregua del carciofo.
Sempre più spesso considerati un sottoprodotto, i carducci mostrano invece un profilo nutrizionale di rilievo, con buoni contenuti di fibre e fitosteroli (in particolare stigmasterolo e β-sitosterolo).


Grazie a una raffinata analisi chimica e all’applicazione di un innovativo Nutrient Quality Score (NQS), i ricercatori hanno evidenziato le differenze qualitative tra due varietà locali, Lucera e Locale di Mola, offrendo così uno strumento utile per promuovere il consumo consapevole e la valorizzazione commerciale di questo prodotto tradizionale, già presente nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) pugliesi».
Recupero di varietà locali di carciofo pugliese


Il secondo studio, dal titolo “Artichoke landraces recovering and enhancement in Puglia (southern Italy)”, realizzato nell’ambito del progetto “Biodiversità delle Specie orticole pugliesi non da frutto – BiodiverSO Veg” (Psr Puglia 2014-2022), fotografa l’importante lavoro di recupero, caratterizzazione genetica, sanificazione e conservazione delle varietà locali di carciofo pugliesi.
«Grazie alla collaborazione fra enti pubblici di ricerca, università, aziende agricole, cooperative e associazioni, sono state recuperate e tutelate 12 varietà locali, tra cui il Brindisino Igp, il Violetto di Putignano, il Bianco Tarantino, e altre iscritte nei registri regionali e nazionali della biodiversità. Il progetto BiodiverSO Veg punta ora a estendere e consolidare questi risultati, promuovendo la conoscenza e la valorizzazione delle risorse genetiche del territorio. Queste ricerche – conclude Santamaria – rafforzano il legame tra scienza e agricoltura tradizionale e offrono anche strumenti concreti per lo sviluppo di nuove filiere agroalimentari sostenibili, fondate sull’identità e sulla qualità».
Fonte:
Renna M., Somma A., Leoni B., Castellaneta A., Cinquepalmi V., Losito I., Cataldi T., Santamaria P., 2025. Globe artichoke’s offshoots: from by-product to new horticultural product. Acta Horticulturae, 1424, 111-118.
Somma A., Renna M., Signore A., Didonna A., Santamaria P., 2025. Artichoke landraces recovering and enhancement in Puglia (southern Italy). Acta Horticulturae, 1424, 43-50.
Per maggiori informazioni:
- Santamaria Pietro (pietro.santamaria@uniba.it)
- Massimiliano Renna (massimiliano.renna@uniba.it)
Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti
Università degli Studi di Bari Aldo Moro