
Potrebbe sembrare semplicemente un’insolita coltivazione di patate sotto serra quella che si nasconde nei tunnel dell’azienda agricola Carlo Morisi di Bentivoglio, nel bolognese. Ma quelle che ci crescono sotto non sono le solite patate, o meglio: non sono ancora le patate che conosciamo. Quei tuberi che iniziano a ingrossarsi sottoterra appartengono a varietà che spesso non hanno ancora un nome, essendo ancora in fase di test.
L’azienda Morisi ospita, insieme a poche altre nel bolognese, la prima fase della sperimentazione in campo delle possibili nuove varietà di patata. Varietà che vengono valutate, sia nella pianta durante il ciclo colturale, sia nei tuberi dopo la raccolta e in conservazione. Sì, perché l’innovazione varietale rappresenta uno dei più importanti fattori di sviluppo per il settore pataticolo italiano.
Da anni, Unapa (Unione nazionale tra le associazioni dei produttori di patate) svolge un ruolo fondamentale nella sperimentazione di nuove varietà provenienti dall’estero, valutandone l’adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche italiane.
“La sperimentazione Unapa avviene in tutta Italia, ma Bologna rappresenta il principale punto di riferimento, dove testiamo i nuovi cloni e le varietà appena iscritte”, spiega un tecnico dell’associazione mentre ci guida tra le serre sperimentali. “Collaboriamo principalmente con tre centri di ricerca francesi, in particolare con Grocep, ma anche con Bretagne-Plants e Comité du Nord, oltre che con realtà olandesi come QPotato”.
Il lavoro di valutazione varietale segue un percorso ben definito. I centri di ricerca inviano a Unapa numerosi cloni (varietà non ancora iscritte al registro) che vengono testati inizialmente in campi parcellari nella zona bolognese. “Quest’anno, solo nei nostri campi principali, abbiamo 38 varietà tra cloni e testimoni. Per ogni clone riceviamo generalmente 14 tuberi che vengono coltivati in diverse condizioni: sotto serra e in campo aperto, creando ripetizioni per ottenere dati significativi”, prosegue il tecnico.
Un lavoro meticoloso
La sperimentazione richiede grande attenzione e precisione. “Non è semplicemente coltivare patate”, sottolinea il tecnico Unapa. “C’è un enorme lavoro sia prima che dopo la coltivazione. Per esempio, dobbiamo studiare attentamente la disposizione dei campi parcellari tenendo conto persino del passaggio dei trattori, che potrebbero danneggiare alcune file compromettendo i risultati della sperimentazione”.
I parametri valutati sono molteplici: dall’apparato fogliare alla resistenza alle malattie, dagli attacchi parassitari alla conservabilità dei tuberi. “Periodicamente misuriamo lo sviluppo delle piante, dalla fase iniziale fino al massimo sviluppo. Una pianta molto sviluppata è generalmente più tardiva. Alla raccolta, contiamo tutti i tuberi, effettuiamo la pesatura, la calibratura e formuliamo un giudizio sull’aspetto generale ed eventuali difetti”.
Una particolarità della sperimentazione bolognese è l’utilizzo di serre. “Siamo forse gli unici a fare prove sotto serra, una condizione che ci garantisce risultati molto più affidabili”, precisa il tecnico. “In queste strutture coltiviamo senza concimi di sintesi, utilizzando solo letame separato proveniente dalla Val di Sole, e non effettuiamo trattamenti fitosanitari, eccetto raramente con rame. Le serre vengono solarizzate, eliminando così problemi come gli elateridi”.
Da clone a varietà commerciale
Una volta completata la fase di valutazione, i dati raccolti a Bologna vengono confrontati con quelli provenienti da altri 20 campi sperimentali distribuiti in tutta Europa. “I centri di ricerca selezionano i cloni che danno i maggiori risultati in più regioni e in più stati”, spiega il tecnico. “Non basta che una varietà vada bene solo in una zona. Per essere commercialmente valida, deve dimostrare buoni risultati in molteplici contesti”. Per avere successo commerciale, una nuova varietà deve raggiungere almeno 30 ettari di superficie a seme, corrispondenti a circa 7-8.000 quintali di tuberi-seme. “Prendiamo ad esempio la Spunta, che fino a qualche anno fa era la varietà più coltivata in Olanda. Il suo successo derivava dal fatto che si adattava perfettamente in Europa, Sud America e Nord Africa”.
Quando un clone dimostra di avere buone caratteristiche, viene iscritto al registro varietale, ottenendo così un nome commerciale e godendo di protezione brevettuale per 30 anni. “Durante questo periodo, la varietà è in monopolio e può essere commercializzata solo dall’azienda che ne detiene i diritti”, chiarisce il tecnico.
Le varietà promettenti per il futuro
Tra le numerose varietà in fase di sperimentazione e valutazione, alcune si stanno dimostrando particolarmente interessanti per il mercato italiano. “La Fiorella è una varietà che seguiamo da 7-8 anni e quest’anno è il primo in cui abbiamo ottenuto un po’ di seme”, rivela il tecnico. “Ha dato ottimi risultati in Sicilia, dove ha dimostrato buona resistenza alla peronospora anche in condizioni di forti precipitazioni”.
Altre varietà promettenti includono la Morisa, caratterizzata da una produzione “incredibile”, e la Anais, capace di fornire tuberi già dopo 70 giorni dalla semina. “L’anno scorso abbiamo seminato il 14 febbraio e la raccolta è iniziata il 25 aprile, con produzioni che, rapportate a ettaro, erano già a livello di 40 tonnellate”, ricorda con entusiasmo il tecnico.
Tra le novità particolarmente promettenti spiccano: Bellami (con forte resistenza agli elateridi), Sensation, Tornado (buccia rossa ma pasta bianca), Morisa, Fiorella, Liecke, Dalida (rossa), Altesse (pasta soda) e la nuovissima Zoom (buccia rossa).
Evoluzione del mercato varietale
Il tasso di ricambio delle varietà è in costante evoluzione, influenzato sia dalle preferenze dei consumatori che dalle esigenze degli agricoltori. “Una varietà che abbiamo scoperto tantissimi anni fa, l’Agata, è andata per la maggiore per tantissimo tempo”, racconta il tecnico. “Oggi è stata in parte sostituita dalla Colomba, anche se entrambe presentano problemi di germogliamento e conservazione”.
Nonostante l’arrivo di nuove varietà, alcune “storiche” mantengono il loro valore. “Una grande varietà rimane sempre la Primura, pur avendo già 60 anni”, sottolinea il responsabile Unapa. La sperimentazione varietale di Unapa rappresenta un fondamentale anello di congiunzione tra i costitutori internazionali e il sistema produttivo italiano. Grazie a questo meticoloso lavoro di selezione e valutazione, gli agricoltori italiani possono accedere a varietà sempre più adatte alle diverse condizioni pedoclimatiche del nostro paese, resistenti alle malattie e in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori.
“L’obiettivo finale”, conclude il tecnico Unapa, “è individuare varietà che siano non solo produttive, ma anche resistenti alle principali avversità, capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici e con caratteristiche qualitative apprezzate dal mercato italiano”. Un lavoro che richiede tempo, precisione e soprattutto passione.