Il florovivaismo pugliese è un comparto vitale dell’agricoltura regionale. Ha saputo distinguersi a livello nazionale per la qualità delle sue produzioni e la capacità imprenditoriale dei suoi operatori. Attualmente la Puglia occupa il settimo posto nella classifica nazionale, grazie alla forza dei distretti salentini di Taviano e Leverano e del distretto della provincia di Bari, imperniato su Terlizzi. Ma è un comparto con alcuni punti deboli, soprattutto ha bisogno di più aggregazione e innovazione. È la sintetica analisi del florovivaismo pugliese che traccia Michele Ferrandino, titolare della Flordaunia di Zapponeta (Fg) e presidente della Federazione florovivaistica pugliese di Confagricoltura.
Confagricoltura Puglia analizza il florovivaismo pugliese

«Le aziende pugliesi del comparto florovivaistico generano un fatturato complessivo di circa 180 milioni di euro, pari al 4,7% della produzione lorda vendibile agricola regionale.
Questo fatturato è la fotografia di un comparto in crescita, con un incremento del 10% registrato nel 2024. È una realtà che merita maggiore rappresentatività nel panorama agricolo regionale.
Anche perché la qualità made in Puglia è apprezzata non solo sul mercato nazionale, ma anche e soprattutto all’estero, dove i buyer spesso programmano le produzioni direttamente con aziende pugliesi certificate secondo standard internazionali».
Un comparto esposto a forti variabili
Il comparto florovivaistico pugliese, tuttavia, resta esposto a forti variabili. La domanda è influenzata da fattori climatici, economici, bellici e sociali, trattandosi di un prodotto a forte componente d’impulso e ad alta deperibilità.
«Solo un assetto aziendale solido e moderno – prosegue Ferrandino – consente di affrontare le fluttuazioni di mercato, posizionando il prodotto nel momento e nel luogo giusto grazie a una rete commerciale efficace».
Fondamentale incentivare l’aggregazione fra produttori
Per il presidente della Federazione florovivaistica pugliese di Confagricoltura è, quindi, fondamentale incentivare l’aggregazione fra produttori attraverso distretti, cooperative e piattaforme logistiche.
«L’aggregazione è un modello che premia la collaborazione rispetto alla frammentazione e permette alle imprese di raggiungere mercati più ampi e strutturati. Le esperienze di successo nel comparto dimostrano che unendo le forze è possibile ottimizzare i canali di distribuzione e accrescere la competitività complessiva».
Aumento esponenziale dei costi energetici
Fra le criticità del comparto Ferrandino ricorda anche l’aumento esponenziale dei costi energetici, che ha spinto molte aziende a investire in impianti per le energie rinnovabili, anche grazie ai fondi del Pnrr.
«È un orientamento virtuoso, che andrebbe ulteriormente sostenuto con risorse mirate all’innovazione e alla difesa della redditività aziendale. Questo è l’unico modo per incentivare davvero il ricambio generazionale e avviare la tanto attesa transizione digitale delle imprese florovivaistiche, ancora troppo spesso agli esordi».
Manca la manodopera
Altro nodo cruciale per Confagricoltura Puglia è la mancanza di manodopera per il florovivaismo regionale.
«La stagionalità dei cicli produttivi richiede lavoratori, qualificati e non qualificati, che oggi mancano. Da qui l’appello di Confagricoltura Puglia ad aprire canali di ingresso regolati per la manodopera extracomunitaria, così da garantire la tenuta e l’efficienza delle filiere. Il florovivaismo – conclude Ferrandino - non è solo un comparto economico: è un presidio ambientale, un fattore di sostenibilità e di qualità della vita. È giunto il momento che venga sostenuto con maggiore convinzione e concretezza dalle istituzioni, per valorizzare un patrimonio che la Puglia non può permettersi di trascurare».