Floricoltura, 100 anni per il Crea di Sanremo, che ora guarda al futuro

Il Crea di Sanremo ha celebrato 100 anni di ricerca floricola con un convegno dedicato alle nuove frontiere delle colture ornamentali e officinali. Tra i temi chiave: sostenibilità, fiori eduli, fronde ornamentali e filiere delle piante officinali. Ricercatori e istituzioni hanno tracciato il futuro di un settore in evoluzione, sempre più orientato all’innovazione, alla qualità e alla multifunzionalità

Il Crea di Sanremo compie 100 anni e non mostra segni d’usura. Lo ha affermato il sottosegretario del Masaf, Patrizio Giacomo La Pietra, aprendo il convegno “Nuove frontiere delle colture ornamentali e officinali”, organizzato in occasione del centenario del Centro di ricerca per l’orticoltura e florovivaismo. “Un secolo di storia che ha fatto del Crea il laboratorio europeo dei fiori", ha dichiarato, "un punto di riferimento per l’innovazione floricola italiana ed europea, che saprà ancora germogliare nuove idee per il futuro”.

Fondata nel 1925 come Stazione sperimentale per la floricoltura da Mario Calvino, padre del celebre scrittore Italo, la sede di Sanremo è oggi un centro d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale. Tra le sue principali attività: la conservazione del germoplasma mediterraneo, il miglioramento genetico, la propagazione in vitro, lo sviluppo di nuove varietà e la certificazione. Proprio a Sanremo, infatti, è stato recentemente istituito il primo Examination Office italiano del Cpvo, per la tutela della proprietà intellettuale su nuove varietà ornamentali.

Il convegno ha riunito ricercatori, istituzioni e operatori del settore per tracciare le linee di sviluppo della floricoltura nei prossimi anni. Ecco, tema per tema, le principali “frontiere” individuate dai relatori.

Sostenibilità ed estetica

Prof.ssa Daniela Romano – Università di Catania

La sostenibilità non è più un'opzione, ma una necessità. Secondo la professoressa Romano, la floricoltura contemporanea deve coniugare tre aspetti: ambientale, sociale/etico e estetico. In particolare, la domanda di fiori “sostenibili” cresce nelle fasce di consumo medio-alto, secondo un modello definito di neo-lusso etico: il cliente è disposto a spendere di più per un prodotto bello, ma anche giusto.

La docente ha illustrato il caso dei “specialty cut flowers” (fiori recisi minori o stagionali), coltivati in piena aria, in piccole quantità, spesso da realtà locali. Questi fiori rispondono alla logica dello Slow Flower Movement, nato negli Stati Uniti e basato su: stagionalità, basso impatto ambientale, agricoltura biologica e filiera corta.

Uno studio comparativo internazionale (Italia-Giappone) ha mostrato che i consumatori italiani, in particolare milanesi, mostrano una maggiore disponibilità ad acquistare fiori sostenibili, soprattutto se correttamente informati sulle modalità di coltivazione.

Fiori da mangiare: la frontiera del food floricolo

Andrea Copetta – Crea Sanremo

Sempre più chef e consumatori richiedono fiori commestibili per uso gastronomico. Dal 2010 al 2020, il numero di aziende italiane che li coltiva è cresciuto del 600%. Oltre 500 le specie classificate come eduli, appartenenti a 98 famiglie botaniche, tra cui rosa, viola, nasturzio, begonia, garofano e piante aromatiche come salvia o basilico.

Il Crea Sanremo ha studiato l’intera filiera attraverso vari progetti, analizzando:

  • contenuti nutrizionali (carotenoidi, flavonoidi, polifenoli),

  • attività antiossidante,

  • presenza di potenziali allergeni,

  • metalli pesanti (entro i limiti di legge).

Tra le scoperte più interessanti: la tuberosa, noto fiore profumato, ha mostrato un contenuto elevatissimo di vitamina C; la fucsia regia è ricca di antociani; il fiore di zucca, pur molto usato, è tra i meno nutrienti.

I prodotti disponibili spaziano da vaschette fresche e fiori liofilizzati a sale, tè, marmellate e formaggi aromatizzati, fino a piatti gourmet e cocktail con fiori.

Le fronde verdi

Pasquale Restuccia – Florcoop

Non solo fiori: le fronde ornamentali rappresentano una filiera a sé, strategica per l'economia ligure e nazionale. Come illustrato da Restuccia, la Liguria ha visto una progressiva delocalizzazione del fiore reciso verso l’estero e una crescita della coltivazione di verde da taglio, soprattutto mimosa, ginestra, ruscus ed eucalipto.

  • La mimosa, storicamente legata alla festa dell’8 marzo, oggi viene valorizzata anche fuori stagione grazie a varietà come Chiaro di Luna e Baileana Porpurea.

  • La ginestra, filigranata e leggera, ha risentito del cambiamento climatico: nel 2024, un’anomala fioritura concentrata a dicembre ha fatto crollare i prezzi sotto i 4 €/kg.

  • Il ruscus hypophyllum, una fronda sempreverde molto resistente, è molto richiesta dal mercato Usa.

  • L’eucalipto, specie Stuartiana in particolare, è tra le fronde più redditizie: ha raggiunto quotazioni superiori ai 20 €/kg.

Le fronde non sono solo complemento del fiore, ma elementi centrali del bouquet moderno, come dimostrano le nuove tendenze floreali.

Officinali: da nicchia a filiera strategica

Professor Giuseppe De Mastro – Università di Bari

Il settore delle piante officinali sta vivendo un rinnovato slancio, anche grazie al supporto normativo. De Mastro ha tracciato la storia della ricerca italiana in questo campo, dal primo progetto ministeriale degli anni ‘80 fino alla recente nascita del progetto FiloBio, che coinvolge Crea, università e 11 aziende agricole.

Obiettivo: rafforzare la filiera biologica, creare un disciplinare nazionale e potenziare la ricerca varietale, la meccanizzazione e la tracciabilità.

Piante chiave della filiera: lavanda, salvia, echinacea, melissa, camomilla, finocchio, liquirizia, artemisia, Iris germanica, piretro (insetticida naturale).

Serve, ha sottolineato, una rete nazionale permanente per condividere dati, varietà, metodi colturali e filiere di trasformazione. La domanda c'è: mancano ancora infrastrutture e regole comuni.

Ricerca, filiera e formazione

Il convegno ha dimostrato che floricoltura e colture officinali sono settori dinamici e in trasformazione. Come ha ricordato Barbara Ruffoni, responsabile Crea Sanremo, queste filiere stanno assumendo una rilevanza strategica anche in ottica “non food” e “food”, coinvolgendo:

  • ricerca pubblica e privata,

  • aziende agricole e vivaistiche,

  • enti certificatori,

  • chef e consumatori attenti alla qualità.

La floricoltura non è un settore residuale, ma un comparto ad alta intensità di conoscenza, con oltre 3 miliardi di fatturato annuo, 17.000 aziende e più di 50.000 ettari coltivati in Italia. Il legame tra ricerca e impresa è cruciale per affrontare le nuove sfide del mercato globale.

Floricoltura, 100 anni per il Crea di Sanremo, che ora guarda al futuro - Ultima modifica: 2025-05-13T11:49:59+02:00 da Alessandro Piscopiello

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