Anche per il 2025 gli agricoltori che coltivano pomodoro da industria nel Centro-Sud Italia disporranno di un disciplinare unico di produzione integrata, redatto e rivisto in coerenza con le linee guida nazionali e approvato dai Servizi fitosanitari regionali, i cui dirigenti fanno parte del Comitato nazionale difesa integrata, che opera presso il Masaf. L’importante risultato è frutto di un lungo e complesso lavoro del Comitato tecnico di coordinamento delle Op centro-meridionali del pomodoro da industria e dell’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav), che dal 2001 aggiornano ogni anno il disciplinare.
La revisione del 2025 è coincisa con i 25 anni dalla prima redazione di un disciplinare unico di produzione integrata per un bacino di utenza così ampio, per cui è stata presentata in un incontro ad Angri (Sa), presso la sede dell’Op Con.Co.O.Sa., che ha voluto ricordare il venticinquennale impegno e festeggiare il traguardo raggiunto.
Pomodoro da industria, come è nato il disciplinare unico

Il pomodoro da industria è l’unica coltura orticola che dispone di un disciplinare di produzione integrata valido per l’intero Centro-Sud, ha introdotto Marcello Martino, agronomo membro fin dall’inizio del Comitato tecnico di coordinamento come consulente dell’Op Assodaunia, una delle 25 Op aderenti al Comitato, con sede ad Ascoli Satriano (Fg).
«Il primo impulso all’utilizzazione di disciplinari di produzione integrata da parte delle Op venne negli anni ’90 dalle industrie di trasformazione, che ricevevano dalla Gdo la richiesta di un prodotto integrato e, quindi, di qualità superiore. Ma ogni industria imponeva alla Associazioni dei produttori un proprio disciplinare di produzione, così capitava che un produttore di pomodoro da industria si trovasse nella condizione di dover ottemperare nello stesso tempo all’obbligo di rispettare più disciplinari diversi fra loro. Era una situazione confusionaria e insostenibile. Fu soprattutto per questo motivo che nel 2000 i responsabili agronomici delle Op e i rappresentanti delle industrie di trasformazione condivisero la necessità di predisporre un unico documento tecnico, che eliminasse la confusione che si era venuta a creare e consentisse agli agricoltori di lavorare meglio e alle stesse industrie di valorizzare maggiormente la qualità del prodotto».
25 revisioni del disciplinare: gli elementi comuni
Nelle 25 revisioni del disciplinare di produzione molti sono gli elementi comuni, ma numerose sono anche le differenze intervenute con il tempo, ha evidenziato Giorgio Iorio, agronomo membro del Comitato tecnico come consulente dell’Op Con.Co.O.Sa. «Elementi comuni sono senza dubbio
- l’ambiente pedoclimatico,
- la cura per il mantenimento dell’agroecosistema con siepi, ricoveri, capannine meteo, ecc.,
- la scelta varietale,
- il corretto utilizzo degli agrofarmaci,
- l’elenco delle aree omogenee per l’analisi di acque e terreno,
- le modalità di smaltimento dei rifiuti,
- il registro trattamenti e concimazioni».
25 revisioni del disciplinare: le differenze
Ecco invece le differenze individuate da Iorio:
2001
- Aderenti 10 Op (Campania, Molise, Puglia)
- Comitato: 4 tecnici di parte agricola
- Esecuzione analisi multiresiduali ma senza una frequenza definita
- Registro irrigazioni non previsto
- 30% degli LMR
2025
- Aderenti 25 Op (Campania, Puglia, Lazio, Basilicata, Molise)
- Comitato: 20 tecnici (10 di parte agricola e 10 di parte industriale)
- Esecuzione analisi multiresiduali con frequenza di circa 1/1000 t (2019)
- Inserimento del registro irrigazioni per monitoraggio consumi (2014)
- Residui < LMR
- Controlli funzionali e taratura irroratrici (2015)
- Definizione griglia di agrofarmaci (2017)
- Capitolo sostenibilità (2022)
I risultati ottenuti negli anni

Importanti sono i risultati ottenuti negli anni con un disciplinare di produzione unico, ha ricordato Iorio.
«Dal 2004 l’Anicav ha iniziato a collaborare ufficialmente con il Comitato tecnico di coordinamento e dal 2005 il disciplinare è diventato parte integrante degli impegni contrattuali, consentendo di diffondere e condividere con un numero elevatissimo di produttori il concetto di lotta integrata/produzione integrata su una superficie di 28-30mila ettari. Inoltre ha portato a effettuare un numero considerevole di analisi multiresiduali (1/1000 t, cioè 1/12 ha), mediamente più di 2500 analisi/anno sulla materia prima (negli ultimi cinque anni più di 12.500 analisi): di queste solo una percentuale bassissima ha dato risultati di non conformità. E poi ha consentito a tutti gli attori della filiera (Op, industrie, aziende fitosanitarie, aziende sementiere, ecc.) di confrontarsi e dare risposte tecniche e operative alle esigenze delle parti interessate. Di certo ha facilitato l’approccio al concetto di agricoltura sostenibile».
Gli effetti dell’applicazione congiunta del disciplinare
L’applicazione congiunta del disciplinare di produzione, ha concluso Iorio, ha permesso di raggiungere importanti effetti:
- la riduzione della CO2,
- la diminuzione dei consumi idrici,
- la riduzione dell’impiego di agrofarmaci e concimi,
- l’aumento della sicurezza del prodotto ottenuto e per gli operatori,
- la salvaguardia dell’entomofauna e
- infine la riduzione dell’inquinamento con i rifiuti ottenuti.